Aspettative: l’Elemento Chiave, ma Trascurato, dell’Educazione Cinofila

In educazione cinofila metodi e tecniche la fanno da padrone. Eppure le aspettative sul tuo cane, potrebbero avere un impatto ben più alto.

Cosa pensi del tuo cane - ThinkDog

Se parti dal presupposto che il tuo cane è capace, cercherai un modo, non delle scuse.

Se in educazione cinofila vogliamo trasformare le nostre capacità in maestria, conviene che prendere seriamente in considerazione le ricerche che il professor Robert Rosenthal svolse sulla psicologia umana e animale. Egli dimostrò, attraverso un esperimento svolto in una scuola elementare degli Stati Uniti, che quello che gli insegnanti pensavano degli alunni condizionava il loro rendimento scolastico. Agli insegnanti che parteciparono all’esperimento fece credere che alcuni alunni fossero particolarmente dotati d’intelligenza. In realtà aveva estratto i loro nomi a sorte, ma proprio la convinzione degli insegnanti portò gli alunni, alla fine dell’anno, a superare di gran lunga gli altri compagni di classe nei test d’intelligenza. Oggi chiamiamo questo fenomeno Effetto Rosenthal o Effetto Pigmalione.

Ma come è possibile che una convinzione, qualcosa che accade dentro la nostra mente, abbia un effetto sul rendimento delle persone con cui veniamo in contatto? Un indizio può darcelo Yongey Mingyur Rinpoche, una guida spirituale del buddhismo tibetano:

“[…] non appena scegliamo di trattare gli altri come se fossero già pienamente illuminati, questi finiscono con il reagire in modo più positivo, manifestando una fiducia e una pace mentale ben superiori a quelle che dimostrerebbero altrimenti. In realtà in tale processo non c’è nulla di magico. Non facciamo altro che considerare gli altri sulla base del loro pieno potenziale, e agire come se già ne disponessero pienamente, e ciò risulta sufficiente a motivarli a reagire al meglio delle loro possibilità”.

13116275_10153898527463880_3108583890453742408_oCome mette in luce Rinpoche, non vi è nulla di magico in questo processo. Le nostre convinzioni, infatti, che ce ne accorgiamo o meno, guidano il nostro comportamento e lo organizzano in loro funzione. In altre parole i nostri pensieri sull’altro si traducono in comunicazione non verbale (linguaggio del corpo e tono di voce). Rosenthal si accorse che gli insegnanti trattavano in modo diverso gli alunni che erano convinti fossero più intelligenti. Per esempio creavano attorno a loro un clima socio-emozionale più caldo, davano loro più possibilità di dialogo e fornivano maggiore feedback sulle loro prestazioni.

Ma per noi appassionati di cani desta forse ancor più interesse il fatto che Rosenthal verificò lo stesso effetto anche sugli animali.

una cane che pratica Mobility in un corso ThinkDogDurante un seminario per studenti universitari condusse un test senza dichiararlo e spiegò agli ignari partecipanti l’ipotesi secondo cui fosse possibile ottenere una razza di ratti più intelligenti mediante un processo di selezione di questi animali a cui fosse stato insegnato a orientarsi rapidamente nei labirinti.

Per dimostrarlo lavorò con dodici studenti e li divise in due gruppi. Al primo avrebbe assegnato i ratti più intelligenti, al secondo quelli d’intelligenza normale. In realtà questo è quello che fece credere ai suoi studenti perché fra i due gruppi di animali non vi era alcuna differenza. Il compito dei soggetti che partecipavo all’esperimento era quello di misurare le prestazioni dei ratti nel superare un labirinto. Gli studenti non sapevano che fra i due gruppi non vi era alcuna differenza, ciononostante le misurazioni evidenziarono che i ratti che gli studenti ritenevano “più intelligenti”, correvano con più rapidità e più sicurezza nel labirinto e miglioravano nettamente le loro prestazioni con il passare dei giorni; al contrario dei ratti del secondo gruppo, che gli studenti ritenevano “normodotati”. Quest’ultimo gruppo rifiutava addirittura di muoversi già al momento della partenza per il 29% delle volte, contro l’11% dei ratti del primo gruppo.

L’esperimento di Rosenthal evidenziò che a causa delle loro convinzioni gli studenti trattavano i ratti in modo diverso. Quelli che credevano di aver a che fare con gli animali più intelligenti sembravano più affezionati a loro, li toccavano spesso e con più delicatezza. Inoltre mostravano più entusiasmo negli esperimenti rispetto agli studenti convinti di aver a che fare con i ratti più “stupidi”. Costoro non toccavano quasi mai i loro animali e li sgridavano quando non riuscivano a portare a termine il loro compito.

una cane in una prova in labirintoCredere nell’altro: applicare l’effetto Rosenthal all’educazione cinofila

Non c’è nulla di più importante dell’atteggiamento che mostriamo verso il nostro cane. Esso travalica ogni competenza tecnica in educazione cinofila. È alla base della nostra relazione con lui e deriva in gran parte dal nostro stato d’animo e dalle nostre convinzioni. Invece di focalizzarti su ciò che il tuo cane non riesce a fare, guarda al suo potenziale: la tua comunicazione non verbale, anche se non te ne rendi conto, si organizzerà per sostenere la sua evoluzione cognitiva, sociale e comportamentale. Con questo unico principio avrai risultati a cascata.

Le tue convinzioni sono più importanti della tecnica

Alla base della relazione col tuo cane ci sono le tue convinzioni su di lui. E la relazione è il campo in cui si muove tutto l’impianto dell’educazione cinofila. Le capacità che verranno a formarsi, il modo in cui il tuo cane si approccia a te, agli altri cani, alle persone che incontri, il suo grado di competenza emotiva e sociale, i livello di qualità della vita che raggiungerete, dipende in larga misura dalle tue convinzioni su di lui. Esse determinano le tue aspettative, il modo in cui lo tratti, le attività che farai non farai con lui e il genere di esperienze che il tuo cane farà. E non dimenticare che è l’esperienza soggettiva che il cane vive a generare apprendimento.

Se parti dal presupposto che il tuo cane è capace, cercherai un modo, non delle scuse. È sempre triste per un vero appassionato di cani, osservare altri cinofili (se così possiamo chiamarli) che si sbarazzino dei cani che ritengono incapaci, invece di mettersi in gioco e migliorare le proprie capacità. Il grande valore di una relazione è proprio quello di metterti davanti a te stesso.

Come dovrebbe lavorare un educatore cinofilo

un educatore cinofilo ThinkDog segue una signora e il suo cane

Quando giudichi qualcuno ti giochi la possibilità di aiutarlo.

Gli educatori cinofili, specie se ad orientamento cognitivo-relazionale, oggi sanno quanto l’atteggiamento della famiglia impatti sul comportamento del cane, le sue capacità e il suo porsi nel mondo. Molti però si focalizzano sulle tecniche, trascurando il modo in cui la famiglia o “il conduttore” si pone nei confronti dell’animale; forse perché non hanno la formazione necessaria per intervenire su questo livello. Ma l’Effetto Rosenthal è implicato anche nella relazione educatore cinofilo – conduttore. Quante volte ho sentito dire a proposito dei proprietari “quello là con i cani è proprio negato!” o “è un vero disastro e non imparerà mai!”. Ebbene quando giudichi qualcuno ti giochi la possibilità di aiutarlo, nonché di svolgere bene il tuo lavoro, se l’educazione cinofila è il tuo campo. Sono cose che ripetiamo spesso nel Corso per Educatori Cinofili ThinkDog. Quello che pensi delle persone che stai aiutando si manifesta attraverso i tuoi gesti, il tuo tono di voce, le parole che scegli. Tu per primo dovrai concentrarti sul potenziale non ancora espresso di chi ti sta difronte. Questo non significa spegnere un sano atteggiamento critico, ma usarlo bene e solo quando va usato. Il resto del tempo deve essere utilizzato per sviluppare l’attitudine a connettersi con ciò quel lato di straordinaria bellezza che ogni essere vivente che incontri si porta sempre dentro.

Il potere di un solo sguardo

Vi lascio con una citazione dell’amico Igor Sibaldi:

Ognuno di noi sa bene che uno sguardo, un solo sguardo può comunicarci e insegnarci molto di più di una dotta dissertazione; e la semplice presenza di un maestro (autentico, in carne e ossa) comunica e insegna più di un corso di laurea.

Angelo Vaira e Igor Sibaldi
Con Igor Sibaldi in una conferenza sugli animali e la genitorialità

Possiamo facilmente cogliere un parallelo fra i maestri di cui parla Igor e la maestria che accompagna gli insegnanti in qualsiasi campo, compreso quello dell’educazione cinofila. L’educatore cinofilo deve aver sufficientemente sviluppato la capacità di sorvegliare la sua stessa mente (ed è qui che l’alleato per eccellenza è la meditazione, con le sue ormai note evidenze scientifiche) e sondare quali siano le sue convinzioni, le aspettative fasulle; quando è in grado di connettersi alla parte migliore di chi gli sta difronte, sia esso cane o umano; ecco che è in grado di lavorare su più livelli, quello della tecnica, quello delle capacità, quello delle convinzioni e perfino quello dell’identità.

La quantità di elementi in ballo durante l’insegnamento può destare stupore a questo punto, o addirittura lasciare sgomenti: “Oddìo cosa farò adesso! Troppa roba! Non sarò mai capace!”. Eppure – eppure – ecco che possiamo notare un’altra affermazione/aspettativa, questa volta sulle nostre stesse capacità…

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