Cisco è un cagnino simpatico dell’età di sei mesi ed è stato appena adottato. Prima viveva in allevamento. Purtroppo l’ambiente povero dell’allevamento ha impedito a Cisco di fare adeguatamente esperienza del mondo.
Nei primi mesi di vita il cervello del cane è alla ricerca di eventi che stimolino la produzione di nuove configurazioni neurali. Laddove questo non è possibile il cervello taglia autamaticamente i collegamenti tra un neurone e l’altro perchè dato che non vengono usati li ritiene inutili. Inutili, certo. Ma solo fin tanto che il cane vive chiuso nel box (piccolo recinto di pochi metri quadri) dell’allevamento o del canile e gli viene offerta solo la possibilità di uscire di tanto intanto su un prato con i suoi fratelli. Ma dopo? Cosa accadrà quando il cane farà il suo arrivo in famiglia e sentirà il trillo del telefono e il rumore dell’aspirapolvere ed entrerà in contatto ogni giorno con gente nuova e con i rumori ed i caos della città? NON LI RICONOSCERA’ come elementi naturali dell’ambiente in cui vive adesso, così profondamente diverso da quello di provenienza.
Quando il cane non fa queste esperienze fin da subito il suo cervello si adegua. E’ una vera potatura. E la crescita poco sviluppata di alcune aree cerebrali può portare ad una particolare patologia comportamentale nota come “Sindrome da Privazione Sensoriale”.
I cani affetti da tale patologia sviluppano comportamenti legati alla paura. Per esempio possono avere paura delle persone o degli altri cani, dei rumori improvvisi, oppure una paura generalizzata nei confronti di qualunque cosa ci sia fuori casa: e il risultato è che non vogliono varcare la porta inchiodandosi a terra.
Alcune persone pensano che i cani che hanno paura abbiano vissuto esperienze traumatiche. Invece non è assolutamente necessario. Basta tenere un cane in un allevamento privo della possibilità di fare esperienza col mondo per i primi quattro mesi di vita e il gioco è fatto: le probabilità che emergano delle paure maladattive si alzano parecchio.
Ed eccoci difronte a Cisco che arrivato il momento della passeggiata proprio non vuole saperne di uscire.
Per fortuna ha trovato una famiglia amorevole e responsabile che prima di chiedersi “cosa possofare perchè il cane mi obbedisca” si chiede “cosa posso fare perchè Cisco viva meglio? Chi può aiutarmi a fargli superare le sue paure?”.
Dobbiamo incentivare gli allevatori in gamba. Ce ne sono! Arricchiscono bene l’ambiente e fanno tutto il possibile per far adottare il cane intorno ai 60 giorni.
NB: Se il tuo cane presenta questi comportamenti non allarmarti e prima di tutto consultati con un veteriario esperto in problemi di comportamentali, meglio – molto meglio – se si fa affiancare da un bravo istruttore cinofilo.
Fino al compimento dei tre mesi possiamo ancora fare qualcosa, anche se con molta attenzione perchè dall’8a alla 12a settimana il rischio che esperienze negative abbiano cattiva influenza sul carattere del nostro cane è molto elevata.A tal proposito mi viene in mente un episodio interessante:Cucciola di quasi 3 mesi terrorizzata da ogni cane che incontra, tanto da strillare anche se non toccata.La porti al parco e cerchi di farla socializzare solo con i cani giusti, ma puntualmente arriva l’esperto di turno che ti dice:”la butti in mezzo, solo così imparerà”.Non fatelo MAI. Un cucciolo terrorizzato va tranquillizzato, bisogna fargli capire che il gioco con gli altri cani può essere divertente. Se gli arriva addosso un kamikazen di 40 kg, cosa pensate possa accadere?La socializzazione deve essere graduale e soprattutto dare emozioni positive, solo così amplieremo le capacità di relazionarsi nel modo giusto con gli altri cani del nostro cucciolo.
Fino al compimento dei tre mesi possiamo ancora fare qualcosa, anche se con molta attenzione perchè dall’8a alla 12a settimana il rischio che esperienze negative abbiano cattiva influenza sul carattere del nostro cane è molto elevata.A tal proposito mi viene in mente un episodio interessante:Cucciola di quasi 3 mesi terrorizzata da ogni cane che incontra, tanto da strillare anche se non toccata.La porti al parco e cerchi di farla socializzare solo con i cani giusti, ma puntualmente arriva l’esperto di turno che ti dice:”la butti in mezzo, solo così imparerà”.Non fatelo MAI. Un cucciolo terrorizzato va tranquillizzato, bisogna fargli capire che il gioco con gli altri cani può essere divertente. Se gli arriva addosso un kamikazen di 40 kg, cosa pensate possa accadere?La socializzazione deve essere graduale e soprattutto dare emozioni positive, solo così amplieremo le capacità di relazionarsi nel modo giusto con gli altri cani del nostro cucciolo.
E perchè ci vuole un veterinario comportamentalista?
E perchè ci vuole un veterinario comportamentalista?
Salve, io ho adottato da due settimane una cucciola di 3 mesi che presenta queste problematiche, sto cercando di farle fare qualsiasi tipo di esperienza ma sempre gradualmente, ora non ha piu paura degli altri cani, ma di tutto il resto si, per esempio delle persone, ho notato soprattutto gli uomini,(addirittura anche di mio fratello che vive con noi) è schiva, indietreggia si nasconde dietro di me, e a volte mentre camminiamo e passiamo davanti ad una persona si blocca. al momento non ho soldi per poter pagare un istruttore, e a settembre vorrei iscrivermi alla scuola di Thinkdog, ma nel frattempo, avete qualche consiglio per farle passare un pò questa paura?
Io racconto quello che ho fatto con Laba, cane arrivato da un salvataggio dalla Bosnia e che nei suoi primi 10 mesi di vita ha vissuto l’esperienza di 4 stalli, dei quali non so molto. Quando mi è stata portata era terrorizzata dagli uomini, per non parlare di quelli con in mano uno strumento, scopa, badile, bastone, bastava che ne vedesse uno a 100 m per inchiodarla, cercando poi di andare nella direzione opposta. Rumori e voci, chiusura di una porta, clacson di auto, chiacchericcio di persone, urla di bambini ecc ecc avevano lo stesso effetto sopracitato, freezing assoluto. In auto vomitava anche solo a salirci e lasciarla sola 5 minuti la mandava in panico. Il suo modo di camminare era molto insicuro ogni 3/4 metri si fermava per guardarsi intorno in modo molto scattoso come ad aspettarsi un pericolo da un momento all’altro e annusava continuamente l’aria alla ricerca di pericoli più lontani, insomma il mondo urbano, ma non solo, era tutto da scoprire e con minacce possibili ovunque. Quello che ho fatto io, all’epoca non avevo ancora iniziato il percorso educatori, è stato quello di guardare il mondo con i suoi occhi e farmi una mappa di ciò che la spaventava e di ciò che la incuriosiva, in modo da poter essere da guida e accompagnarla, rispettando i suoi tempi (non nego di essere stato fermo anche diversi munuti in un posto prima che decidesse di ripartire), alla scoperta del mondo, se mi chiedeva di cambiare strada per prendere distanza la seguivo, se si fermava aspettavo che avesse chiaro ciò che la circondava, e appena leggevo nel suo sguardo maggiore serenità le sorridevo con l’intento di rassicurarla e fargli capire che non c’era più “pericolo”. L’ho protetta molto, i miei sensi gli ho dovuti rendere molto più attenti, la vista soprattutto, scrutavo l’orizzonte anche a 100m, guardavo le sue reazioni a ogni soffio di vento, e come notavo titubanze la rassicuravo guardandola e sorridendo. I sorrisi sono stata l’arma vincente, e ad ogni sorriso che facevo lei mi rispondeva diventando ogni momento più serena. Ho affrontato assieme a lei tutto ciò che la spaventava senza mai alzare la voce, la precedevo nel toccare o prima di incontrare ciò che lei considerava un pericolo. Il passo successivo è stato quello di fargli vivere assieme a me il mondo nel modo più bello che mi era possibile, l’auto usata per andare in posti dove poi sarebbe stata libera di esprimersi, e tanto tanto tempo con lei a girare in posti dove era tranquilla e dei quali aveva preso confidenza. Il ricalco e l’empatia sono state le altri frecce che ho usato per riuscire ad essere la sua base sicura.
Dajana, sei già sulla buona strada, farle affrontare situazioni che sia in grado di sopportare senza preoccuparsi, non importa quanto siano minime, è il modo giusto. Falle “girare” il mondo da distanza in modo che possa osservare tutto e categorizzarlo senza sentirsi minacciata. Anche portarla in macchina, se non ne ha paura, in modo che possa guardare e annusare gli stimoli che vengono da fuori, o in braccio, in quest’ultimo caso da distanza per prevenire altri problemi. Per agevolare questo processo falle fare esercizi di fiuto e problem solving, per migliorare le sue competenze cognitive che favoriranno la sua capacità di analisi e valutazione. Il tutto abbondantemente condito dalla tua amorevole guida e supporto. Per quanto riguarda la paura degli umani fai in modo che le persone che lei teme le lancino dei premi da una distanza di sicurezza (per lei) e poi vadano via senza nemmeno considerarla. Nessuna minaccia ti fa un regalo e poi se ne va tranquillamente. Cerca di evitarle imprevisti o paure improvvise il più possibile ma quando capita non preoccuparti troppo, falle solo capire che si è trattato di un grosso spavento ma che in realtà non è accaduto nulla di grave, come si fa con un bambino quando cade e si sbuccia un ginocchio. Usa anche semplici esercizi di luring e hbg (se non li conosci li puoi trovare in rete) in modo da abituarla agli umani e ai loro strani movimenti :).
Dajana, sei già sulla buona strada, farle affrontare situazioni che sia in grado di sopportare senza preoccuparsi, non importa quanto siano minime, è il modo giusto. Falle “girare” il mondo da distanza in modo che possa osservare tutto e categorizzarlo senza sentirsi minacciata. Anche portarla in macchina, se non ne ha paura, in modo che possa guardare e annusare gli stimoli che vengono da fuori, o in braccio, in quest’ultimo caso da distanza per prevenire altri problemi. Per agevolare questo processo falle fare esercizi di fiuto e problem solving, per migliorare le sue competenze cognitive che favoriranno la sua capacità di analisi e valutazione. Il tutto abbondantemente condito dalla tua amorevole guida e supporto. Per quanto riguarda la paura degli umani fai in modo che le persone che lei teme le lancino dei premi da una distanza di sicurezza (per lei) e poi vadano via senza nemmeno considerarla. Nessuna minaccia ti fa un regalo e poi se ne va tranquillamente. Cerca di evitarle imprevisti o paure improvvise il più possibile ma quando capita non preoccuparti troppo, falle solo capire che si è trattato di un grosso spavento ma che in realtà non è accaduto nulla di grave, come si fa con un bambino quando cade e si sbuccia un ginocchio. Usa anche semplici esercizi di luring e hbg (se non li conosci li puoi trovare in rete) in modo da abituarla agli umani e ai loro strani movimenti :).
Io racconto quello che ho fatto con Laba, cane arrivato da un salvataggio dalla Bosnia e che nei suoi primi 10 mesi di vita ha vissuto l’esperienza di 4 stalli, dei quali non so molto. Quando mi è stata portata era terrorizzata dagli uomini, per non parlare di quelli con in mano uno strumento, scopa, badile, bastone, bastava che ne vedesse uno a 100 m per inchiodarla, cercando poi di andare nella direzione opposta. Rumori e voci, chiusura di una porta, clacson di auto, chiacchericcio di persone, urla di bambini ecc ecc avevano lo stesso effetto sopracitato, freezing assoluto. In auto vomitava anche solo a salirci e lasciarla sola 5 minuti la mandava in panico. Il suo modo di camminare era molto insicuro ogni 3/4 metri si fermava per guardarsi intorno in modo molto scattoso come ad aspettarsi un pericolo da un momento all’altro e annusava continuamente l’aria alla ricerca di pericoli più lontani, insomma il mondo urbano, ma non solo, era tutto da scoprire e con minacce possibili ovunque. Quello che ho fatto io, all’epoca non avevo ancora iniziato il percorso educatori, è stato quello di guardare il mondo con i suoi occhi e farmi una mappa di ciò che la spaventava e di ciò che la incuriosiva, in modo da poter essere da guida e accompagnarla, rispettando i suoi tempi (non nego di essere stato fermo anche diversi munuti in un posto prima che decidesse di ripartire), alla scoperta del mondo, se mi chiedeva di cambiare strada per prendere distanza la seguivo, se si fermava aspettavo che avesse chiaro ciò che la circondava, e appena leggevo nel suo sguardo maggiore serenità le sorridevo con l’intento di rassicurarla e fargli capire che non c’era più “pericolo”. L’ho protetta molto, i miei sensi gli ho dovuti rendere molto più attenti, la vista soprattutto, scrutavo l’orizzonte anche a 100m, guardavo le sue reazioni a ogni soffio di vento, e come notavo titubanze la rassicuravo guardandola e sorridendo. I sorrisi sono stata l’arma vincente, e ad ogni sorriso che facevo lei mi rispondeva diventando ogni momento più serena. Ho affrontato assieme a lei tutto ciò che la spaventava senza mai alzare la voce, la precedevo nel toccare o prima di incontrare ciò che lei considerava un pericolo. Il passo successivo è stato quello di fargli vivere assieme a me il mondo nel modo più bello che mi era possibile, l’auto usata per andare in posti dove poi sarebbe stata libera di esprimersi, e tanto tanto tempo con lei a girare in posti dove era tranquilla e dei quali aveva preso confidenza. Il ricalco e l’empatia sono state le altri frecce che ho usato per riuscire ad essere la sua base sicura.
Io racconto quello che ho fatto con Laba, cane arrivato da un salvataggio dalla Bosnia e che nei suoi primi 10 mesi di vita ha vissuto l’esperienza di 4 stalli, dei quali non so molto. Quando mi è stata portata era terrorizzata dagli uomini, per non parlare di quelli con in mano uno strumento, scopa, badile, bastone, bastava che ne vedesse uno a 100 m per inchiodarla, cercando poi di andare nella direzione opposta. Rumori e voci, chiusura di una porta, clacson di auto, chiacchericcio di persone, urla di bambini ecc ecc avevano lo stesso effetto sopracitato, freezing assoluto. In auto vomitava anche solo a salirci e lasciarla sola 5 minuti la mandava in panico. Il suo modo di camminare era molto insicuro ogni 3/4 metri si fermava per guardarsi intorno in modo molto scattoso come ad aspettarsi un pericolo da un momento all’altro e annusava continuamente l’aria alla ricerca di pericoli più lontani, insomma il mondo urbano, ma non solo, era tutto da scoprire e con minacce possibili ovunque. Quello che ho fatto io, all’epoca non avevo ancora iniziato il percorso educatori, è stato quello di guardare il mondo con i suoi occhi e farmi una mappa di ciò che la spaventava e di ciò che la incuriosiva, in modo da poter essere da guida e accompagnarla, rispettando i suoi tempi (non nego di essere stato fermo anche diversi munuti in un posto prima che decidesse di ripartire), alla scoperta del mondo, se mi chiedeva di cambiare strada per prendere distanza la seguivo, se si fermava aspettavo che avesse chiaro ciò che la circondava, e appena leggevo nel suo sguardo maggiore serenità le sorridevo con l’intento di rassicurarla e fargli capire che non c’era più “pericolo”. L’ho protetta molto, i miei sensi gli ho dovuti rendere molto più attenti, la vista soprattutto, scrutavo l’orizzonte anche a 100m, guardavo le sue reazioni a ogni soffio di vento, e come notavo titubanze la rassicuravo guardandola e sorridendo. I sorrisi sono stata l’arma vincente, e ad ogni sorriso che facevo lei mi rispondeva diventando ogni momento più serena. Ho affrontato assieme a lei tutto ciò che la spaventava senza mai alzare la voce, la precedevo nel toccare o prima di incontrare ciò che lei considerava un pericolo. Il passo successivo è stato quello di fargli vivere assieme a me il mondo nel modo più bello che mi era possibile, l’auto usata per andare in posti dove poi sarebbe stata libera di esprimersi, e tanto tanto tempo con lei a girare in posti dove era tranquilla e dei quali aveva preso confidenza. Il ricalco e l’empatia sono state le altri frecce che ho usato per riuscire ad essere la sua base sicura.
io lavorerei molto sulla centripetazione tra Cisco e la sua nuova famiglia in modo che diventino per lui una base sicura…ovviamente, una volta definiti i sui bisogni e le sue motivazioni, insegnare la “lettura” dei segnali calmanti, ricalco e guida così da poter incentivare un bel clima empatico….mobility costruita su misura per Cisco…. tanto Amore, costanza e pazienza.
io lavorerei molto sulla centripetazione tra Cisco e la sua nuova famiglia in modo che diventino per lui una base sicura…ovviamente, una volta definiti i sui bisogni e le sue motivazioni, insegnare la “lettura” dei segnali calmanti, ricalco e guida così da poter incentivare un bel clima empatico….mobility costruita su misura per Cisco…. tanto Amore, costanza e pazienza.
Io racconto quello che ho fatto con Laba, cane arrivato da un salvataggio dalla Bosnia e che nei suoi primi 10 mesi di vita ha vissuto l’esperienza di 4 stalli, dei quali non so molto. Quando mi è stata portata era terrorizzata dagli uomini, per non parlare di quelli con in mano uno strumento, scopa, badile, bastone, bastava che ne vedesse uno a 100 m per inchiodarla, cercando poi di andare nella direzione opposta. Rumori e voci, chiusura di una porta, clacson di auto, chiacchericcio di persone, urla di bambini ecc ecc avevano lo stesso effetto sopracitato, freezing assoluto. In auto vomitava anche solo a salirci e lasciarla sola 5 minuti la mandava in panico. Il suo modo di camminare era molto insicuro ogni 3/4 metri si fermava per guardarsi intorno in modo molto scattoso come ad aspettarsi un pericolo da un momento all’altro e annusava continuamente l’aria alla ricerca di pericoli più lontani, insomma il mondo urbano, ma non solo, era tutto da scoprire e con minacce possibili ovunque. Quello che ho fatto io, all’epoca non avevo ancora iniziato il percorso educatori, è stato quello di guardare il mondo con i suoi occhi e farmi una mappa di ciò che la spaventava e di ciò che la incuriosiva, in modo da poter essere da guida e accompagnarla, rispettando i suoi tempi (non nego di essere stato fermo anche diversi munuti in un posto prima che decidesse di ripartire), alla scoperta del mondo, se mi chiedeva di cambiare strada per prendere distanza la seguivo, se si fermava aspettavo che avesse chiaro ciò che la circondava, e appena leggevo nel suo sguardo maggiore serenità le sorridevo con l’intento di rassicurarla e fargli capire che non c’era più “pericolo”. L’ho protetta molto, i miei sensi gli ho dovuti rendere molto più attenti, la vista soprattutto, scrutavo l’orizzonte anche a 100m, guardavo le sue reazioni a ogni soffio di vento, e come notavo titubanze la rassicuravo guardandola e sorridendo. I sorrisi sono stata l’arma vincente, e ad ogni sorriso che facevo lei mi rispondeva diventando ogni momento più serena. Ho affrontato assieme a lei tutto ciò che la spaventava senza mai alzare la voce, la precedevo nel toccare o prima di incontrare ciò che lei considerava un pericolo. Il passo successivo è stato quello di fargli vivere assieme a me il mondo nel modo più bello che mi era possibile, l’auto usata per andare in posti dove poi sarebbe stata libera di esprimersi, e tanto tanto tempo con lei a girare in posti dove era tranquilla e dei quali aveva preso confidenza. Il ricalco e l’empatia sono state le altri frecce che ho usato per riuscire ad essere la sua base sicura.