La Rischiosa Suddivisione fra Teoria e Pratica nella Formazione dell’Educatore Cinofilo

Stai valutando un corso per Educatore Cinofilo o lo sei già? Attento alle suddivisioni “teoria vs pratica”.

Immagine tratta da un Corso ThinkDog
Immagine tratta da un Corso per Educatore Cinofilo ThinkDog

“Non è che c’è troppa teoria in questo corso per diventare educatore cinofilo?”, “Non è che si fa poca pratica?”, “Non è che manca la teoria e divento un praticone ignorante e superficiale?”: sono le tipiche, legittime, domande che si pone chi sta per iscriversi a un corso per diventare Istruttore o Educatore Cinofilo. Quante ore di pratica? Quante di teoria? La qualità di un corso si esaurirebbe nell’equilibrio fra teoria e pratica. Ma… tutto qui?

In verità no. L’insegnamento è cosa ben più affascinante e complessa.

In venti anni trascorsi a fare l’Educatore Cinofilo e nell’attività di insegnante e direttore di una Scuola per chi vuol fare il mio stesso lavoro, ho compreso che la formazione non può prevedere solo momenti di teoria e altri di pratica. Sebbene questa suddivisione teoria vs pratica possa essere facile da maneggiare, risulta essere troppo semplice per il modo in cui l’essere umano apprende. E addirittura può essere rischiosa, se attraverso di essa stiamo valutando la bontà di un corso. In questo articolo dimostrerò perché e illustrerò il modo in cui gli esseri umani apprendono secondo il modello che sorge dalle intelligenze multiple di Howard Gardner.

I 3 rischi dei corsi basati sulla dicotomia teoria/pratica

Quando i corsi sono composti solo da lezioni frontali (teoria) ed esercitazioni (pratica) espongono l’allievo a tre rischi.

Primo rischio: troppa teoria
Se il corso ha troppa teoria, l’allievo non è efficace nel suo lavoro perché ha la testa infarcita di termini teorici, ma messo difronte a un cane non sa muoversi e non sa fare granché. La teoria è molto importante, ma dev’essere funzionale a ottenere risultati e non fine a se stessa. A una famiglia con un cane problematico non puoi solo raccontargliela. Inoltre, un’altra brutta tendenza frequente in chi tende troppo alla teoria, è che non sa spiegarsi. Usa termini complessi, tecnici, di difficile comprensione che lasciano l’interlocutore frustrato, dimenticando che bravo è non chi parla difficile, ma chi sa farsi capire anche da un bambino.

Secondo rischio: troppa pratica
Se nel corso si fa poca teoria e troppa pratica, gli allievi saranno forse bravissimi nelle tecniche e nel muoversi col cane, ma non sanno quando usarle, con quale cane, in quale situazione e non hanno creatività. Mancando di padroneggiare i principi teorici, sono come mosche che sbattono contro il vetro per cercare una via d’uscita, ma non sanno fare altro.

Nei corsi di formazione in cui si cerca di porre rimedio con un certo equilibrio fra lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche le cose possono andare anche peggio esponendo gli allievi a un terzo rischio.

Terzo rischio: i due rischi precedenti si sommano
In questo caso nei corsi si respira una sorta di scollamento fra teoria e pratica. Come se c’entrassero poco l’una con l’altra. Non si parlano. Il che genera confusione. Confusione che sarà vinta solo da quegli allievi dotati di intelligenza, perseveranza e dedizione, grazie all’esperienza e ai seminari che faranno dopo il corso. In pratica avranno purtroppo speso tempo e denaro con scarsi risultati.

La soluzione: il modello di apprendimento secondo le intelligenze multiple di Howard Gardner

In ThinkDog, nel corso per diventare educatore cinofilo, uso da molto tempo quello che ho studiato per la mia formazione in psicologia cognitiva: il modello delle intelligenze multiple di Howard Gardner. Gardner ha scioccato il mondo accademico con le sue ricerche spazzando via il vecchio pensiero secondo cui l’intelligenza fosse una sola e potesse essere misurata attraverso un test logico-matematico. Egli ha invece mostrato come vi siano intelligenze diverse. Quella interpersonale, per esempio, o quella cinestesica, o linguistica. In particolare, dagli studi di Gardner sulle intelligenze multiple, sorge un modello di apprendimento che ci aiuta a capire come si formano le competenze, ed è quello che contraddistingue la formazione degli Istruttori e degli Educatori Cinofili in ThinkDog.

Eccolo:

Stili di apprendimento

1. Esperienza Concreta

È il tempo in cui lo studente pratica per esercitare le proprie capacità pratiche. È “la pratica” così come viene comunemente intesa. Ci sono alcune persone che ne hanno un estremo bisogno. Sono quelle a cui “prudono le mani” e che senza la parte in cui “si fa” non riescono ad apprendere.

2. Osservazione Riflessiva

I non esperti in materia di formazione tendono a identificare tali esperienze come “parte teorica”, ma non lo sono. Sono momenti a metà fra la teoria e la pratica. Per altro sono momenti molto molto fertili, in cui a partire dall’esperienza pratica emergono riflessioni che aiuteranno in futuro a far meglio la pratica, accelerano l’apprendimento e favoriscono il formarsi di costrutti teorici.

Diversi insegnanti minimizzano questa fase, quasi come fosse imposta, perché non ne comprendono il significato profondo e non sanno come condurvi il gruppo attraverso. Si limitano a chiedere “se ci sono domande”, ma i modi di guidare i partecipanti in questo momento delicato e proficuo sono diversi, che procedono attraverso specifiche domande che avviino un dialogo col gruppo. Un esempio è chiedere “qual è stata la difficoltà maggiore che avete incontrato?”. Il fatto è che un set di domande precostituito, pur facendo una grande differenza, non è abbastanza. È l’arte di condurre il dialogo e nutrire le riflessioni a fare la differenza. Questo è uno dei motivi per cui per diventare docente interno in ThinkDog c’è un lungo processo di formazione: saper fare l’educatore ai massimi livelli è solo una piccola parte delle competenze che bisogna avere per insegnare.

Niente è più pratico di una buona teoria.

– Kurt Lewin

3. Formazione di concetti astratti

Gli ignoranti guardano con sufficienza a tale dimensione di apprendimento. Trovandolo difficile e avendo studiato poco, lo trattano sovente come “la volpe che non arriva all’uva e dice che è acerba”. In genere bollano la pratica dello studio come “cinofilosofia”, ignorando che scoperta scientifica, cultura, civiltà, medicina e ogni qual tipo di progresso in ogni campo affonda le radici nella filosofia. Ma perché questa dimensione è così importante? Perché i principi teorici orientano la pratica, ti guidano a intuizioni, ti permettono di non ripeterti schematicamente e di trovare soluzioni a problemi mai incontrati prima. Praticare senza teoria è come camminare senza una mappa: puoi camminare perfettamente senza arrivare da nessuna parte. Come affermato dallo psicologo tedesco Kurt Lewin: niente è più pratico di una buona teoria.

4. Sperimentazione Attiva

Ora che si è praticato, riflettuto e che sono emersi i principi teorici, allora si può sperimentare. In questa fase gli allievi sono esortati a praticare secondo nuove linee guida, a trovare nuovi modi, usare la loro testa, seguire l’intuito, abbandonare gli schemi. Può essere eseguito in un set circoscritto dall’insegnante, ma in ThinkDog si è anche invitati a farlo sempre, anche a casa, anche quando il corso sarà finito. Grazie a questa dimensione dell’apprendimento gli allievi non saranno mai uguali fra loro, coltiveranno l’attitudine a non ripetere schematicamente se stessi e saranno aperti e permeabili alle novità future, pronti a integrare insegnamenti di docenti esterni in un tessuto di conoscenza integrato, ampio e pronto a modificarsi.

4,5 Si ripete il ciclo: spirale ascendente e conclusioni

Come in una spirale di esperienze di apprendimento fra loro interdipendenti, l’allievo procederà nella sua evoluzione e quel che è ancora meglio è che verrà formato come individuo, avrà una forma mentis, adatta a continuare a evolvere, scoprire, sviluppare competenze anche al di là del corso per Educatore Cinofilo o Istruttore Cinofilo. Ciò che spesso ripeto quando insegno è che sono gli individui a funzionare, non le teorie. È che formare individui è un’arte e come tutte le arti necessita di studio, esperienza, disciplina e rifugge l’ignoranza e l’improvvisazione.

In ultimo, potreste trovare la ormai famigerata comparazione teoria/pratica in forme di monte ore dedicate a una o all’altre parte, nella presentazione dei diversi corsi. Ciò non vuole necessariamente dire che quel corso non sia valido. Significa invece che bisogna indagare bene sulla bontà di tale corso, come ogni bravo studente oggi è chiamato a fare, per una scelta così importante.

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1 commento su “La Rischiosa Suddivisione fra Teoria e Pratica nella Formazione dell’Educatore Cinofilo”

  1. Ho due cani adottati dal territorio Bella e Zoe , mi piacerebbe conoscerle meglio , come fare ?
    Ho letto il tuo libro ” Dritto al cuore del tuo cane ” , mi si è aperto un mondo . la mia curiosità è aumentata .
    Vorrei qualche informazione sui corsi : dove , come … Insomma tutto .
    Ringrazio
    Lorenza

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