L’arte di sussurrare ai cani

Prima che divenisse uno strumento commerciale in mano agli addestratori di cani, il tema dei “sussurratori” ha ottenuto l’attenzione del grande pubblico grazie al film L’uomo che sussurrava ai cavalli, tratto dall’omonimo libro di Nicholas Evans. Il film narra le gesta di quegli straordinari uomini in grado di comunicare in modo gentile con i cavalli. Sussurrare denota in questo caso il fatto di domarli senza l’uso della violenza. Nel caso dei cani, ugualmente un sussurratore non ha bisogno di usare alcuna violenza o forzatura, né di imporsi come capobranco, e non si sogna neppure di prendere in mano un collare a strangolo. Insomma, sussurrare è qualcosa di assai gentile, delicato e sottile. Il resto sono urla.
Quando siamo in sintonia con un cane, lui ci capisce al volo. Le cose accadono di per sé. Semplici. Naturali. Non c’è bisogno di parlare o dare “comandi”. Ecco perché chi osserva un educatore ThinkDog ha la sensazione che stia sussurrando all’animale. È possibile arrivare a una tale magica intesa solo a patto di chiederci quali responsabilità abbiamo nei confronti dell’animale.

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3 commenti su “L’arte di sussurrare ai cani”

  1. Nel principio la pratica del “sussurrare ai cani” è corretta. Il problema è, invece, nel riuscire a creare quella sintonia che, da sola, sia in grado do sostituire la “violenza” (o imposizione) e la necessità di essere “capobranco”. Io personalmente non credo sia dote di tutti i proprietari di cani né, sono convinto, sia dote “insegnabile”. Se poi dovessimo riferirci, più scientificamente, a campi quali l’etologia scopriremmo che il “capo” è un ruolo essenziale in tutti i gruppi canidi.

    Insomma, la mia perplessità non è nel principio ma nella possibilità che sia estendibile a chiunque. E’ più semplice, infatti, insegnare ad essere capobranco, piuttosto che fare ricorso a TALENTI non posseduti.

    CORRADO

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  2. Generalmente si riesce ad insegnare ciò che si è compreso profondamente, e sicuramente non tutti sono disponibili ad un cambiamento se non hanno un riscontro positivo. Non sono un’educatrice ma la mia esperienza personale sull’educazione dei cani ha toccato vari tipi di pensieri e scuole. Da un anno ho un malamute e per educarlo ho dovuto necessariamente cambiare il mio modo di pensare col quale non ho mai ottenuto grandi risultati e invece ho accumulato tanta frustrazione. Questo però è avvenuto perché una persona mi ha saputo indirizzare la strada giusta non solo a parole ma con i fatti. Ho visto il rapporto che ha creato con il suo cane di grande mole, vedere il suo atteggiamento nel rapportarsi con lui la sua coerenza è stato un grande insegnamento che mi ha fatto desiderare e credere nel cambiamento. Alla fine del percorso mi sono accorta che è stato più semplice del previsto e che ho avuto riscontri immediati. Ho capito che il mio “Talento” è stato solo quello di aprire il mio cuore e imparare dal mio cane. Questo a mio avviso si può ottenere solo se alla base c’è un reale desiderio di creare sintonia. Per quanto riguarda la parola “capo” noi esseri umani abbiamo una strana concezione di questo termine che i cani in branco non hanno.

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