Ogni volta rialzati!


Owen Fitzpatrick, autore di Pnl è Libertà, una volta ci ha raccontato un proverbio giapponese:

“Otto volte cadi, nove rialzati. Nove volte cadi, dieci rialzati. Dieci volte cadi…”

Quante volte sono caduto? Io sono un vero Master in cadute! E non ho neanche dovuto frequentare un corso per diventarlo! E’ un talento naturale!

Ma qualcuno lassù in cielo mi ha donato tenacia e audacia.

Per fotuna.

Senza di esse avrei continuato a nutrire le speranze di quegli imbecilli che si illudono di star bene facendo del male agli altri. Sì, per un breve periodo forse si sentono meglio. Poi insoddisfatti della propria vita se ne vanno ancora in giro assetati della sofferenza degli altri.

E così non trovano di meglio da farsi che parlar male di te, mettere il bastone tra le ruote, creare una situazione che ti metta in imbarazzo o che ti causi grande dolore.

Che stupdi!

Il pericolo? Diventare come loro.

Pensaci.

Ti illudi che sia nella loro indole comportarsi così e cominci a proteggerti attaccando. Diventi come loro.

Se mentre hai letto le mie righe sopra ha desiderato una qualche sventura per chi si comporta “così”, stai attento.

Se mentre hai letto il post sulla Birmania hai desiderato che ai soldati del regime gli capitasse una qualche fucilata nel c…, stai attento.

Qui c’è solo una cosa da fare. Alzarsi di nuovo.

Non perdere tempo a ripagarli con la stessa moneta, perchè in realtà è molto peggio che perdere tempo. E’ tirarsi addosso altre batoste, compreso l’incapacità di godersi la vita (se la mente è occupata con cose come la vendetta è molto difficile che si riesca a godersi la vita).

Ora, è una fortuna che ci facciano cadere. Senza di quelle persone non avrei imparato cosa è la forza e cosa è la libertà. E’ facile essere felici quando le cose vanno bene. Ma…

La verà libertà è essere felici anche quando le condizioni sono avverse.

Chi è più libero? Chi fa cadere o chi ogni volta sceglie deliberatamente di alzarsi di nuovo e rimettersi in cammino?

Non dovremmo aver paura di cadere. Impara di più chi cade di più. Dobbiamo solo alzarci dopo ogni caduta. Sempre. Tutte le volte.

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10 commenti su “Ogni volta rialzati!”

  1. Si tratta di “compassione attiva”. Mi ci sono voluti anni per interiorizzarne il significato.Il mondo sarebbe meglio senza di essi. E deve fare qualcosa per rieducarli o allontanarli. In ogni caso bisogna impedire loro con ogni mezzo di fare ancora del male.Bisogna farlo anche per loro: ciò che fai l’universo te lo restituisce, è una legge universale.Bisogna in sostanza proteggere anche loro: da loro stessi.Bisogna farlo però senza rabbia. Con lucidità e compassione.

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  2. E’ vero Angelo, bisogna avere compassione di chi vuole distruggere la tua felicità perchè non è capace di costruirsene una propria, di chi vuole farti male per gelosia, ripicca perchè sei una persona che si circonda di gente che ti apprezza per quello che sei dentro, per quello che lasci trasparire. Certo, è difficile, ma il tempo è il miglior dottore dicono…Non c’è peggior “vendetta” verso chi vuole il nostro male del vederci rialzare, anche dopo la più brutta delle cadute, con ancora più grinta e tenacia di quella che avevamo prima. Paola

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  3. Bellissimo il commento Anna, almeno io l’ho apprezzato molto. Penso che sia molto difficile avere compassione immediata senza prima non avere nemmeno un pizzico di rabbia.In questo momento vedo persone che mettono paletti, che si fanno prendere da mille paure, e se succede questo, e se capita quello…altre che aggrediscono, altre che stanno zitte e si tengono tutto dentro…Sul momento vorrei strozzarle.Poi mi faccio un esamino di coscienza.Cerco di comprendere. Che tutti noi abbiamo dei momenti in cui siamo incredibilmente deboli e vulnerabili, e il modo di esprimerlo e’ il piu’ vario.Che arrabbiarsi non serve mai a niente, se non ad allontanare chi invece ha bisogno di aiuto.Quello che sta succedendo in Birmania dovrebbe aiutarci davvero a CAPIRE.E’ uno schiaffo in pieno volto che dovrebbe farci guardare attorno e vedere quante piccole cose dovremmo fare noi per primi ogni giorno.Sara

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  4. Hai pienamente ragione Sara, avere compassione è difficilissimo, me ne accorgo ogni giorno… e infatti l’ultima volta che avrei mandato volentieri qualcuno a quel paese risale solo ad un paio d’ore fa!Ma come ormai ho ben capito (all’alba dei 40 anni, ma meglio tardi che mai!) nella vita tutto serve…Serve anche non riuscirci malgrado le nostre migliori intenzioni, perché è proprio vedendo i nostri limiti che impariamo a comprendere quelli degli altri… e dalla comprensione alla compassione il passo è breve!L’altro giorno pensavo a ciò che sta accadendo in Birmania.Pensavo che tutto il mondo dovrebbe ringraziare quei monaci e tutti quei pacifici manifestanti, perché con il loro sacrificio stanno scuotendo le nostre coscienze e stanno aiutando tutti noi a capire cosa nella vita ha veramente valore.Poi ho voluto provare a spostarmi anche dall’altra parte, dalla parte di chi spara, e mi sono domandata se era possibile, umanamente possibile, avere compassione di loro, perché nessuno di noi é un illuminato e di fronte a certe cose… bhè, è veramente dura!Mi sono domandata cosa si può provare a picchiare e ad uccidere delle persone innocenti e disarmate. Mi sono domandata se tutti quei militari sono così senza cuore da farlo senza provare nulla. Mi sono domandata quanti di loro fanno tutto ciò credendoci e quanti invece lo fanno per “dovere” e per paura. Mi sono domandata IO cosa farei al posto loro… e alla fine ho deciso che no, non me la sentivo di giudicare, o meglio, giudico i fatti, quelli li giudico eccome, ma le singole persone no, per loro provo principalmente compassione (scrivo principalmente perché lo ammetto, mentre pensavo questo, una parte di me aveva un sacco di dubbi e mi diceva che sono completamente pazza!)Ma la vita é meravigliosa e continuamente ti fa capire se sei sulla strada giusta oppure no.Il giorno dopo ero in ufficio e alla radio trasmettevano un dibattito proprio sulla Birmania. Ad un certo punto l’arrivo, da fonti non ufficiali, di una notizia: l’arresto di 5 generali e non ricordo quanti militari per essersi rifiutati di sparare contro i manifestanti.Che dire… i miei dubbi sono spariti e sono ogni giorno più convinta che la strada della compassione sia SEMPRE, e ribadisco SEMPRE, quella giusta!Anna

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  5. Sai,come siamo pronti ad incavolarci neri senza riflettere -e io sono una campionessa di tale sport- così siamo pronti ad urlare come dei matti per quello che ci propinano i giornali.Intendo. Non abbiamo nemmeno pensato che qualcuno si sia ribellato,ci fidiamo di cosa ci viene detto…dell’ipotesi peggiore…e cosa dovremmo fare?Riflettere.Riflettere se tutto questo torna, se non è meglio aspettare un attimo prima di strillare.Per non fare di tutta l’erba un fascio.Ed è strano come siamo pronti a pensare che ci sia della cattiveria estrema ma siamo scettici che ci sia della bontà estrema.Non crediamo ai miracoli, ma alla crudeltà sì, subito.Non fa riflettere?Sara

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  6. Grande Sara, fa riflettere, fa riflettere eccome!Perché i giornali danno tanto spazio ed enfasi a tutto ciò che é drammatico e sorvolano od accennano solamente a ciò che di positivo accade nel mondo? Perché la gente non fa altro che parlare di problemi, disgrazie, ingiustizie, e poi non si accorge di quante belle cose accadono in ogni momento, magari proprio lì, sotto il loro naso? Perché il male fa notizia ed il bene no? Perché critichiamo tanto e comprendiamo poco?Io me lo sono chiesto e una risposta me la sono data.Perché credere che il mondo (di cui noi per un momento pensiamo di non far parte) sia brutto, cattivo, crudele e ingiusto, serve: serve a darci un alibi per non assumerci le nostre responsabilità.Perché andare IO a piedi? Non sarà certo la mia auto a risolvere l’inquinamento!Perché pagare IO le tasse? Non saranno certo i miei pochi soldi a risolvere la crisi economica… e poi gli altri rubano più di me!Perché essere IO più generoso, più pacifico, più amorevole? Con la gente che c’é in giro rischio solo di prendermi un sacco di fregature!Se solo riuscissimo a renderci conto che il mondo non è altro che un insieme di tanti, piccoli, innumerevoli IO, allora potremmo davvero cambiare il mondo: basterebbe solo che ognuno di noi decidesse di migliorare il proprio “piccolo” IO!Non è difficile, basta volerlo e smettere di pensare che i cambiamenti debbano sempre partire dagli altri.Va bene far sentire la propria voce contro le ingiustizie del mondo, ma se poi nel nostro piccolo continuiamo a praticare tante altre piccole ingiustizie, serve a poco.Cominciamo noi, nelle nostre tutt’altro che “insignificanti” vite, a portare il BENE nel nostro quotidiano, a praticarlo, ad evidenziarlo, solo così il mondo può veramente cambiare.IO ci sto provando, non sempre riesco, a volte cado, ma mi rialzo con un’esperienza in più che mi dona maggiore comprensione e forza, ed é meraviglioso vedere come, cambiando IO, tutto intorno a me cambia di conseguenza.Perché IL BENE… E’ CONTAGIOSO!Comportarsi diversamente porta le altre persone a fare altrettanto… e a loro volta porteranno altri a fare altrettanto… e a loro volta…Visto in quest’ottica, il nostro piccolo IO, non diventa grandissimo e potentissimo, non assume un’importanza fondamentale?!Cambiare il mondo non é un’utopia, é possibile, dipende solo da NOI! (IO+IO+IO+IO+IO+IO+IO+IO+IO…)Un abbraccio, Anna

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  7. Io sto passando uno di quei periodi neri, che più neri non si può.Posso solo essere grata a chi trova la forza di starmi vicino anche nei momenti bassi e non solo in quelli alti, perchè penso che lo stare vicino in questi frangenti sia il più bel modo di far vedere ad una persona che la si ama davvero, sempre, comunque…proprio nel bene e nel male.Penso che il regalo maggiore che possiamo fare a loro e a noi stessi sia tirarci su e ricominciare.Correggere i nostri errori di rotta. Scusarci.Dire una parola carina.Fare qualcosa di positivo.E’ il regalo più bello rialzarsi e raggiungere chi si ferma ad aspettarci quando siamo caduti.Penso ci venga insegnato fin da piccoli invece a girarci e andarcene, a pensare male, a sospettare. Non lo fanno anche gli adulti? E i bambini assorbono.Assorbono genitori che si odiano, assorbono le bugie che si dicono in casa, le scorrettezze fatte fuori, il gridare allo scandalo e il sottovalutare o non credere a quello che c’è di bello, a non inseguire niente che costi fatica…Invece dovremmo essere noi a riimparare a stupirci ancora delle piccole cose che per noi sono diventate banali.Pensiamo a spolverare in fretta la casa, invece di vedere quanto grandiosa possa essere una ragnatela piena di rugiada.Sara

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  8. Oggi ho fatto conoscenza con una deliziosa vicina di casa.Mi ha detto che il suo cane è viziatissimo, ha un sacco di problemi.Io le ho detto…hai un sacco di opportunità di risolverli.Si è messa a ridere.Pensava che i miei cani fossero una sorta di Pongo e Peggies perfetti e adorabili.Le ho fatto un quadro più veritiero di quello che hanno combinato quei quattro aggeggi in cinque anni, per non parlare degli altri due percedenti.Alla fine il punto è questo, credo.Non dico più da tempo che i miei cani hanno tanti problemi. Più lo dici, più te ne convinci. Più ripeti che il tuo cane è stupido o difficile, più ci credi. Non usare mai parole negative per nessuno rende già tutto più semplice.La mente crea delle realtà a cui ci adattiamo fin troppo rapidamente.In realtà, i miei cani mi hanno fatto fare un corso accelerato e full-immersion di cinofilia.I miei cani mi hanno fatto imparare a trovare soluzioni.Al fatto che SEMPRE c’è una soluzione.Mi hanno dato grandi opportunità di crescita da tutti i punti di vista.Quindi…dov’è il problema?Ha più problemi chi non ha problemi.Sara

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  9. Ciao Anna,A proposito di compassione condivido appieno il fatto che bisogna averne.Infatti nel post lo dico: se si comportano così e perchè hanno una mente confusa e offuscata da emozioni distruttive.Quindi compassione prima per loro: penso che mi capisca se ti dico che le conseguenze più pesanti non le ha “la vittima”, ma il “carnefice”.La penso invece diversamente quando si parla di come esprimere compassione.Ci ho messo anni di pratica a capire che essere compassionevoli non significa essere sempre e a tutti i costi gentile. Con la compassione nel cuore a volte si ottiene di più dando un paio di calci nel sedere.Penso che un'”anima potente” potrebbe non averne bisogno, generando cambiamenti con al sua sola presenza. E penso anche che fino a quando quello stato non sia stato raggiunto sia meglio dotarsi di svariate opzioni per aiutare gli altri.Le nostre menti formano mondi differenti. Ed in ognuno di quei mondi esiste un linguaggio.Negli U.S.A. hanno svolto una ricerca nelle scuole pubbliche. Hanno scoperto che nelle classi a predominaza “latina”, dove gli studenti amano molto il turpiloquio e il contatto fisico (pensa a quando si salutano colpendosi la mano e stringendola forte con molte prese differenti), i professori che avevano più successo non erano quelli gentili e amorevoli e di sani principi, ma quelli che con lo scopo di aiutarli alzavano la voce, avevano un atteggiamento sicuro come il loro e davano loro pacche sulle spalle e abbracci. Essi parlavano in sostanza la stessa lingua.

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