Una delle 27 domande da porsi per rinnovare il tuo rapporto con il mondo
Pensa sempre che ogni cosa sia l’ultima.
Quando il signor Tentsukuman (al secolo, Hiromitsu Noriyasu N.d.T.), rappresentante dell’organizzazione no profit Make the Heaven, si recò in un tempio buddhista a Kagoshima, ricevette queste parole dal priore del tempio: “Sarà di certo l’ultima volta che le verserò il tè. Per questo, mi permetta di farlo mettendoci tutto il mio spirito. Se non le dispiace, la pregherei di berlo come se fosse l’ultimo della sua vita”.
Tentsukuman, disse che dopo tali parole, bevve quel tè in un modo del tutto diverso dal solito. ne assaporò la fragranza, si emozionò per la bellezza del colore e lo sorseggiò degustandolo intensamente. Un solo sorso gli donò la sensazione che la felicità stese lentamente pervadendo il suo corpo. Quello fu il miglior te della sua vita.
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Tentsukuman ha affermato:
<<Oggi potrebbe essere l’ultima volta che sto insieme a mio figlio. Oggi potrebbe essere l’ultima volta che saluto lamia famiglia uscendo di casa per andare al lavoro. Questo potrebbe essere l’ultimo pasto. Oggi potrebbe essere il nostro ultimo giorno.
Noi diamo per scontato che ci sarà un domani e che il prossimo anno saremo ancora qui.
Pensiamo di vivere ancora 20, 30, 40 anni.
Crediamo che sia una cosa del tutto ovvia.
Quando diamo qualcosa per scontato non proviamo gratitudine.
Ma è così scontato?
Chi ha stabilito che sia ovvio che le mogli o le madri ci preparino da mangiare?>>
Al pensiero che sarà l’ultima volta, perfino attendere un quarto d’ora a un passaggio a livello ci sembrerà una fortuna.
Questo brano è stato tratto dal libro:
L’Inno Buddhista alla Vita. 27 domande tra zen e psicologia per rinnovare il tuo rapporto col mondo.
Non appena ho letto questo brano mi è venuto in mente quanto i nostri cani, gatti e ogni altro animale ci richiamino a vivere il presente. Animalness è anche questo. Sono maestri di presenza o “Guardiani dell’Essere” come dice Eckhart Tolle. Non possiamo godere appieno delle relazioni e della nostra stessa esistenza senza una totale presenza. La presenza può essere coltivata. Quando è stata l’ultima volta che ti sei seduto senza fare nulla? Si ricorre all’ultima notifica sullo smartphone appena ci si ferma, scacciamo via la noia. Ma la noia è frutto di percezioni grossolane. Quando la mente è nello stesso posto in cui sediamo, allora ciò che prima ci sembrava scontato – sorseggiare un tè, il nostro corpo adagiato su una comoda poltrona, l’aria fresca nei polmoni, una goccia di pioggia sul viso, il suono del passaggio del nostro cane su un letto di foglie – ora diventa intenso, ci emoziona, proviamo stupore e meraviglia.
Ecco che una semplice domanda come “Se il tè che bevi oggi fosse l’ultimo della tua vita, che cosa cambierebbe?” può aiutarci a crescere in consapevolezza.