Esempi pratici di cosa fare per aiutare un cane pauroso con le persone: il caso di Miki
In questo articolo, approfondimento al settimo video della nuova serie realizzata in collaborazione col Corriere della Sera, vedremo come aiutare un cane pauroso, “timido”, che proprio a causa di questa paura diventa aggressivo. Ovvero la sua paura non si manifesta con l’immobilizzarsi o lo scappar via, ma con l’aggredire. Niente di particolarmente pericoloso, da parte del simpatico Miki, ma comunque un comportamento abbastanza intenso da preoccupare chi cerca di approcciarlo e la sua stessa proprietaria.
Nel video osserviamo Miki che abbaia e cerca di allontanare la gente che vedendolo “così carino” tenta un approccio gentile, ma lui lo interpreta come minaccioso e risponde di conseguenza.
Obiettivo
Premesso che non è necessario che tutti si avvicinino a un cane che ha questo disagio e che dovremmo fare di tutto per proteggerlo e fargli fare solo esperienze adeguate alle sue competenze, dobbiamo prendere atto che è impossibile controllare tutto e tutti, e che capiterà senz’altro che qualcuno si avvicini nonostante le nostre precauzioni. Un percorso di crescita regalerà a questo quattro zampe così carino minore timore delle persone, maggiore socievolezza e quindi una vita più serena per lui e per la sua compagna umana.
Una questione di prospettiva
Proprio così: usi voce gentile, ti abbassi, cerchi di essere amichevole, ma il cane in tutta risposta si nasconde dietro le gambe del suo compagno umano o, come succede a Miki, abbaia e allontana minacciando un morso. Questo indica che non è tanto importante ciò che accade attorno al cane, ma ciò che lui pensa di quello che accade. Ed è su questo punto che dobbiamo agire per affrancarlo dalle sue paure: il modo in cui interpreta il mondo. Nuovamente, l’approccio è cognitivo-relazionale.
Le nostre emozioni condizionano quelle del cane
La prima cosa che ho notato aiutando Miki, è che la sua compagna umana Manuela amplificava la tensione. Questo è il motivo per cui le dico di immaginare di lasciare il guinzaglio per terra proprio mentre Miki abbaia e minaccia il morso. È anche una tecnica che si può usare, ma non la raccomando poiché non si adatta a tutti i cani e tutte le situazioni (come sempre in rieducazione). Ma nel caso di Manuela in questa prima fase di coching è stato detto non di falo, ma di immaginaro. È un modo per affrontare i propri timori e guadagnare in sicurezza. Quando il cane ha un legame speciale con noi, regola il suo comportamento, le sue emozioni e il significato da attribuire agli eventi in base a ciò che noi facciamo. Questo è ancor più vero in caso di paura, poiché in presenza di queste emozioni il cane ricerca naturalmente prossimità e connessione con la sua “base sicura”. Non c’è bisogno che il cane ci guardi direttamente; egli si accorgerà di cosa facciamo:
- postura
- espressione del nostro volto
- tensione muscolare
- colorito della pelle
- gesticolazione
- rigidità o morbidezza dei nostri movimenti
- indecisione
sono tutti indicatori, che raccontano al cane come ci sentiamo a proposito di ciò che accade e questo farà da filtro per la realtà che lo circonda, influenzerà il significato che il nostro cane attribuirà agli eventi. Il reputare ostile o pericoloso qualcuno da parte del nostro cane quindi dipende in parte anche da ciò che noi stessi pensiamo e facciamo.
Possiamo certamente controllare i nostri movimenti, ma la cosa migliore è generare consapevolezza, allenarla, così da agire dal nostro interno e far fluire naturalmente all’esterno, tramite la comunicazione corporea e col tono di voce, dei messaggi che aiutino il cane invece di peggiorare le cose.
Il lavoro del cinofilo su se stesso
Di qui il mio invito a familiarizzare con la scienza della meditazione o con altri modi per esplorare se stessi. Da migliaia di anni saggi, insegnanti e più recentemente gli psicologi, ci fanno l’invito “conosci te stesso” come punto essenziale per una buona qualità della vita e delle relazioni sociali.
Tempo fa ero stato accusato da una blogger di truffare gli allievi della mia scuola per istruttori cinofili per avervi introdotto la meditazione. Dal momento che per attirare visite sul suo blog mi aveva attaccato altre volte, decisi di contattarla telefonicamente: mi piace il confronto e la forma diretta è quella che preferisco. Le feci notare che si lamenta lei stessa della “lentezza mentale” di molti proprietari di cani e che avrebbe potuto appurare i grandi benefici della “meditazione” facendo una semplice ricerca su PubMed (il più grande portale di ricerca medico scientifica). Mi diede ragione e si scusò, sebbene poi la sua mancanza di onestà intellettuale le avesse impedito di rimuovere l’articolo in cui mi accusava.
Questo aneddoto a sottolineare quanto siamo simili al cane. Anche noi elaboriamo spesso significati non attinenti alla realtà: un essere umano pre-giudica ignorando addirittura le evidenze scientifiche; un cane interpreta come minaccioso il comportamento di un passante che invece si presenta in modo amichevole.
Può esserci un rifiuto da parte di chi sino a prima di leggere questo articolo pensava che il lavoro fosse solo sul cane. Ma sono confortato dalla grande apertura mentale che ho sempre riscontrato in chi è propenso ad aiutare il proprio cane e venendo alle prese con lui si ritrova spesso a dire: ma è come per noi umani! Anche noi dobbiamo scardinare i nostri schemi! Alla fine dobbiamo imparare più noi che loro!
Anche i nostri pensieri condizionano quelli del cane: l’“effetto pigmalione”
Se pensi che il tuo cane sia un incapace, il tuo modo di comportarti gli comunicherà che è un incapace. Se pensi che sia in grado, tenderà a esserlo, se guardi al suo potenziale esso tenderà a realizzarsi. È scienza, si chiama “Effetto Pigmalione” e ne ho ampiamente parlato nel mio libro. Con i cani paurosi è essenziale tenere a mente, dialoghi interni e immagini che lo vedano comportarsi in modo brillante. Naturalmente l’altra faccia della medaglia è l’adeguata preparazione dell’ambiente, che dovrà essere commisurato alle sue capacità. Al minuto 2:05 del video intendo proprio questo.
Esperienze adeguate alle sue capacità
Quando si vuole aiutate un cane che ha paura bisogna metterlo difronte a piccole sfide, superando le quali si sentirà sempre più capace. La natura di ogni esperienza non sarà determinata da quello che noi pensiamo, ma dal modo in cui il cane reagisce. Passare a due metri da sconosciuti che non lo guardano potrebbe essere facilissimo nella nostra mente, ma per il cane potrebbe essere troppo. Se il comportamento viene bloccato da emozioni paralizzanti, se il cane rimane nel suo schema rigido, allora vuol dire che siamo andati oltre e sarà meglio fare qualche piccolo passo indietro. Se si comporta in modo brillante davanti a una situazione che a noi sembrava difficile, allora possiamo aumentare le difficoltà.
L’errore del fissarsi col chiedere continuamente attenzione al cane
Al minuto 1:30 dico a Manuela che abituare il cane a guardarci potrebbe complicare le cose. Quando il cane affronta le sue paure ha necessità di guardarsi attorno o guardare addirittura ciò che teme, capire se fuggire, difendersi o se può cominciare a fidarsi. In questo, cominciare a fidarsi, risiede il suo recupero. Ha necessità di mettersi in contatto con ciò che gli fa paura e saremo noi a mediarne i tempi, le distanze i modi, osservando il nostro cane.
In caso di paura il cane è naturalmente propenso a cercare riferimento in chi si fida: guardandolo, cercandone protezione, vicinanza o contatto fisico. Questo comportamento istintivo è utile sia alla sopravvivenza che all’apprendimento: ti sono vicino così mi proteggi, ti seguo e ti guardo così imparo. È inutile quindi cercare, in caso di paura, di addestrare il cane a guardarci.
Richiedere l’attenzione del cane (“centripetarlo” o “ingaggiarlo” direbbe qualcuno) anche nei casi di paura e timidezza è un consiglio comune, ma nasce da chi passa dall’addestramento sportivo alla riabilitazione comportamentale, pensando erroneamente che basti trasporre le cose da un’ambito all’altro per ottenere risultati. Non è così ed anzi, può essere controproducente e peggiorare le cose.
E la “desensibilizzazione”?!
Desensibilizzazione sistematica è un procedimento usato dai comportamentisti per curare le fobie e le paure. Se hai paura di un ragno lo metto a una distanza in cui la paura c’è ma è gestibile, quando ti sei abituato, avvicino il ragno e così via fino a fartelo camminare addosso. In teoria. A volte funziona, ma funziona di più e più rapidamente e con risultati più duraturi, se capiamo che il cane non è una macchina e non si serve di un apprendimento così lineare (specie per affrancarsi da una fobia). Possiamo usare il procedimento generale, ma monitorando che non esiste solo la distanza, ma altri fattori forse più potenti, come il legame col proprietario e ciò che questi fa, lo stato emotivo del cane al momento della presentazione dello “stimolo scatenante”, il livello di stress, le capacità di comunicazione e calibrazione di chi sta impostando l’esperienza.
Cambiare le convinzioni e lo Human Body Gym®
Le convinzioni sono cosa il cane crede. In base a esse il cane è felice o meno quando qualcuno allunga una mano per accarezzarlo. Se vogliamo che Miki non abbai più alle persone dobbiamo mutare ciò che pensa di esse. Ci sono molti modi per farlo, ma a un certo punto del video mostro una tecnica particolare: lo Human Body Gym® (HBG), ovvero palestra col corpo umano. È passato molto tempo da quando l’ho ideata, ma si è rivelata preziosissima soprattutto con i cani timidi. La particolarità è che l’umano è fermo ed il cane si avvicina per scelta, così come per scelta decide di creare contatto fisico con l’estraneo. Il contatto fisico col tempo genera gioia e si può poi integrare questo lavoro con altri, ricavandone un’esperienza generale che muta ciò che il cane pensa delle persone e di conseguenza le emozioni che l’incontro con loro evoca.
Grande, grandissima tristezza nel leggere che per lei “centripetare” e “ingaggiare” significhi – parole sue – “richiedere l’attenzione del cane”. E’ un peccato che cada sempre negli stessi errori inficiando articoli tutto sommato di buona qualità.
Ecco, la inviterei ad avere l’onestà intellettuale che è mancata alla blogger di cui ha parlato, lasciando qui il mio commento ed ammettendo di essere stato superficiale nel definire tali concetti. Una volta io stesso parlai di avere l’attenzione del cane (a proposito di centripetazione) e due colleghi della scuola che ha coniato il termine mi fucilarono con lo sguardo e poi mi aggredirono verbalmente…brutta esperienza, ma da allora cominciai a cercare sempre il significato corretto di ciò che non conoscevo prima di parlarne.
Giacché ci sono, le faccio presente – perché forse non le è mai capitato di vederlo – che la desensibilizzazione viene da molti fatta osservando il cane non solo nel comportamento, ma anche nello stato emotivo e nella libera scelta di comportamenti alternativi, che vengono poi premiati trasmettendo contentezza da parte del proprietario oppure neutralità (a seconda dei casi…è sempre il cane a suggerire cosa fare). Quindi anche su questo è stato un attimino superficiale, dando info parziali, ma almeno non scorrette come nel caso di centripetazione e ingaggio.
Confidando nella sua onestà intellettuale,
le porgo distinti saluti.
Giuseppe
Giuseppe, grazie per il commento, mi da l’opportunità di chiarire una cosa. Se ha notato “ingaggio” e “centripetazione” sono termini che ho messo fra virgolette e questo perché in rete ho trovato questi termini proprio intesti con il richiedere l'”attenzione” da parte del cane. In un articolo che ho letto si trovavano proprio in riferimento all’aiutare cani paurosi. Quindi siamo d’accordo e anzi se volesse uno spazio per darne una definizione può tranquillamente rispondere a questo commento, purché modifichi i toni. Mi spiego meglio: non essere d’accordo con una opinione è legittimo, ma che questo implichi il solito scadere sul personale (“lei è superficiale lo ammetta”) non lo è più. Confido anche io in lei.
Se le fa piacere, spiego entrambi i termini, ma a patto che sia lei a modificare i toni. Mi spiego meglio anche io: ha asserito che io abbia detto “lei è superficiale lo ammetta”.
Ora, tutti i lettori – a meno che non cancelli il presente commento – potranno vedere che non l’ho mai scritto, per cui lei ha manipolato le mie parole e questo è peggio che “scadere sul personale”.
Per chiarezza, ho usato la parola superficiale solo 2 volte e non ho mai detto che lei è superficiale come persona (come ha voluto far credere), ma l’ho invitata ad ammettere che la descrizione di alcuni concetti è stata superficiale. Credo che ci sia un abisso e se non lo coglie non posso che esserne sorpreso. Tanto più che, in un certo senso, ha ammesso che quella definizione di centripetazione e ingaggio non è corretta.
Ora, una delle due: o ha voluto appositamente manipolare il mio post e le mie parole oppure si è un po’ adirato ed ha risposto di getto, il ché, ahimé, non è molto zen…
Dunque, sempre facendo appello alla sua onestà intellettuale, le chiedo di ammettere che ha preso un abbaglio (anche se guru, è sempre un umano e in quanto tale, fallibile; per cui non si scoraggi!).
Mi scusi, ma lei mi ha chiesto di ammettere di essere stato superficiale.
E poi: “anche su questo è stato un attimino superficiale”.
E ancora continua: “lei è fallibile”, “non si scoraggi”.
Posto che certamente sono fallibile – ci mancherebbe altro – questo è ciò che intendo per scadere sul personale.
Ora, questo blog nasce perché le persone possano acquisire informazioni utili e confrontarsi, non come luogo in cui fare dispute. Voglio che sia pulito da logoranti e sterili polemiche che altro non fanno che confondere la gente e farci perdere tempo prezioso che invece dovremmo trascorrere con i cani e i nostri cari o in progetti che cambiano in meglio il mondo in cui viviamo.
Ho deciso di pubblicare il suo commento con la speranza che siano ora più chiare le indicazioni adatte a poter intervenire qui. Se i suoi prossimi commenti non dovessero essere pubblicati, la prego, faccia dell’autoanalisi e provi a riformularli.
Ciao Angelo, anche la mia Wiki è un cane molto pauroso.. Ormai è da qualche anno che cerchiamo di migliorarci ma siamo ancora molto spaventate di persone, biciclette, trolley, passeggini, e poi andare avanti ancora per molto..
Potresti aiutarci?
Cosa posso fare per voi?
Non lo so, ho provato con diversi educatori, ma oramai mi sto rassegnando..
http://www.ninab.it/download/wiki.jpg
Buongiorno Angelo! Ho molta stima nei tuoi confronti .. Ho letto il tuo libro ed ho partecipato a diversi corsi tra cui quello di Amelia dove anche tu eri presente.. Ma nulla.. Il mio cane (che ho preso al canile ma con me da ormai 5 anni non cambia.. ). Io mi metto in discussione e sono certa che é colpa mia .. Paurosissimo .. Inizialmente quasi muto e pietrificato , ora insopportabile.. Nessuno può entrare a casa mia e nessuno può permettersi di guardarlo .. Lui abbaia continuamente e , se libero , punta L persone e non si lascia più prendere .. Abbaia abbaia e abbaia.. É come se entrasse in una sua dimensione dove non ascolta e non vede più nulla al di fuori della sua “preda” . Questo limita molto entrambi .. Niente sgambamenti , e niente inviti a casa.. Un vero incubo.. Ora sono in attesa di un bimbo e sono terrorizzata.. Farà così anche con lui?? Ci puoi aiutare?
Difficile che faccia così anche col bimbo poiché sembra essere motivato ad abbaiare a chi invade il suo/vostro territorio e i suoi spazi, mentre il bimbo sarà un membro del gruppo. Il primo incontro e i primi giorni di interazione fra lui e il neonato saranno invece determinanti per un buon rapporto. Il mio invito è quello di contattare subito un professionista che vi aiuti da un lato con le paure, dall’altro per impostare una bella relazione cane-bimbo. Da un’occhiata qui: http://www.thinkdog.it/dove-2/
Buon giorno ,
mi chiamo Monica e ho un border collie femmina di tre anni di nome maya che vive in casa con me e il mio compagno ( sterilizzata circa un anno fa per problemi fisici del cane durante il calore )e’ sempre stata piena di energie e se ne inventava sempre una in nostra assenza …per questo, ed essendo il mio primo cane , gia’ da quando aveva 4 mesi l abbiamo portata ad addestramento.. abbiamo fatto tantissime lezioni individuali e collettive …senza pensare a tutti i soldi spesi…capendo solo dopo che ci hanno dato una base corretta , ma per intraprendere esclusivamente il mondo dell’agility … e non la vita quotidiana di tutti i giorni …le regole che ci venivano consigliate erano molto ferree …( dovevamo accarezzala solo sulla schiena e mai in testa.. nopn farla giocare con altri cani…ecc.) da li…ho deciso di lasciare questi corsi….Maya e’ bravissima con l agility ma non in pubblico…al corso non riuscivano a farle fare nulla. …Metre io , da sola in campagna le riesco a far fare tutti gli esercizi divertendoci insieme …Ho letto diversi suoi consigli … e sono la prova che cambiando atteggiamento verso il cane …e soprattutto cercando di capirlo in primis … il cane cambia , e Si lega indissolubilmente a noi…
ad oggi e’ una cagnolina perfetta … quando si tratta di stare in casa e con le persone che conosce e’ una gioia infinita ..MOLTO abitudinaria e schematica ..il problema giunge quando siamo fuori casa… punta le persone e ci abbaia contro…e’ sicuramente legato dalla paura e diffidenza a mio avviso …le vuole ‘pinzare’ ai piedi…. Ha un alto istinto predatorio e territoriale …non ha mai fatto male a nessuno ma spaventa e noi non sappiamo proprio come comportarci …
Una cosa importante e’ che quando ha la pallina cambia… cambia totalmente…non vede niente e nessuno… lei e’ perennemente concentrata sulla pallina….Tanto da sceglierla ad un boccincino prelibato…. E’ praticamente ipnotizzata.. e potrei slegarla in mezzo a tante persone sconosciute e bambini che non abbaierebbe …Che consigli mi puo dare ? posso sfruttare la pallina per aiutarmi con le persone ?
Ciao! Ho un Amstaff di 4 anni, maschio, inizialmente aveva molte paure (finestre che si spostano col vento/ campanili/ segnali stradali o oggetti non identificati lungo la strada) ma insistendo sul fargliele conoscere sono riuscita a fargliele per così dire dimenticare. Ora è molto tranquillo, non ringhia ai cani maschi e non tira al guinzaglio se non per qualche gatto che sbuca all’improvviso da un angolo. E’ un cane molto sociale, ama stare nei bar o in mezzo a tante persone,.Portandolo spesso con me quando esco con amici capitano situazioni in cui ci sono io con lui da un lato della strada e un’altra persona che a breve si aggiungerà a noi che arriva dalla parte opposta, ammetto di averlo sempre eccitato con commenti del tipo: “guarda chi c’è” o pronunciando il nome della persona in arrivo. Lui così si rallegra e gli saltella incontro. Il problema è che ora lo fa anche con persone che, quando siamo in giro a passeggiare, non sono mie amiche e non si stanno per aggiungere a noi ma semplicemente stanno percorrendo la strada dal senso opposto. Lui così di sua sponte forse pensa di riconoscerle e le fissa negli occhi saltando nei loro pressi quando queste si avvicinano a noi. Ovviamente parte di queste persone capisce che è felice, altre no e si spaventano moltissimo. Rimango minuti a spiegare che li stava solo salutando giocosamente perchè pensava fossero miei amici, ma comunque molti non ci credono e pensano lui li volesse assaltare, mordere o chissà che altro. Come posso fare per evitare che lo faccia? Grazie
In buona fede hai costruito un problema. Senza saperlo lo hai addestrato a prendere la vista di altre persone come qualcosa di molto eccitante, a cui si risponde in modo agitato. Dovrai fare il lavoro nel senso opposto: la vista di persone mette calma. Dovrai farlo al guinzaglio all’inizio e per non incorrere in ulteriori problemi è meglio che ti rivolgi a un educatore cinofilo (www.thinkdog.it) o che almeno acquisisci un po’ più di competenze (http://angelovaira.onlinetraining.it/una-base-sicura).
buongiorno, signor Angelo Vaira sono una donna di 34 anni di piccola statura. Ho un cane corso femmina di 5 anni molto paurosa e diffidente sopratutto nei confronti degli umani. Durante la passeggiata se ci viene qualcuno di fronte e siamo in una strada stretta è fatta. Inizia a ringhiere e tirare verso ” il pericolo”.. ovviamente per paura di non riuscire a tenerla mi prende il panico e la tengo con tutte le mie forze e magari poco prima le metto la museruola. Perché non voglio rischiare denuncie o che me la tolgano. Ora mi sto sforzando di uscirla in mezzo alla gente, a piccoli passi, lei è spaventata e a volte si blocca.. in più da poco è stata separata da una cucciola che viveva con lei è le trasmetteva molta sicurezza( la cagnetta del mio ex compagno)..
Lei crede che continuando ad uscire e ad abituato a a rumori e persone, e cercando di trasmetterle tranquillità io possa in qualche maniera migliorare la situazione?
La ringrazio anticipatamente. Lucy
Sarà difficile, Lucia. Con ogni probabilità sarà necessario l’intervento di un professionista.