Boxer maschio, 7 anni, aggressivo con gli altri cani. In questo video ti mostro come funziona il mio metodo.
Ed eccoci qui, dopo cinque anni torno sul Corriere della Sera con 10 nuovi video gratuiti sull’educazione del cane.
Ci voleva. Tutto cambia ed io stesso ho subito un’evoluzione. Sentivo di dover approfondire alcuni temi e sottolineare altri aspetti di come funziona il mio modo di lavorare. Grazie ai “casi” inoltre è possibile comprendere più facilmente come “si pratica” il metodo.
Ed ecco il primo video… Con questo articolo intendo dare un quadro generale del lavoro svolto con Duke. È una sorta di approfondimento del metodo e di quanto si vede in video.
L’articolo non è cortissimo, ma è anche fra quelli più esaustivi, significativi e pieni di informazioni utili. Godetevelo. Se avete domande, postatele nei commenti e vi risponderò.
Qualche considerazione generale
Ho conosciuto Duke e Marzia pochi minuti prima di girare
Non li avevo mai visti prima. Desideravo mostrare qualcosa di genuino, reale, non “preconfezionato”. Volevo emergessero le reazioni e le reali difficoltà di Duke e Marzia. È certamente più difficile lavorare in questo modo (per non dire impossibile come qualcuno ha scritto sulla mia bacheca FB), ma tante volte mi capita di aiutare lì per lì della gente al parco o in corsi di gruppo, quando faccio dimostrazioni. L’ho anche fatto da Magalli a I Fatti Vostri, in uno studio televisivo e in diretta. Per cui è una cosa con la quale ormai mi sento a mio agio e so che avrebbe consentito far dire a tanti: “è possibile”, “si può fare”, “un cane può cambiare un comportamento così ostile, così radicato nel tempo, in poche decine di minuti”. Il cane certamente può, se non ci si riesce, allora avremo la possibilità di sviluppare noi stessi delle capacità che non ancora abbiamo. Il cane, in un modo o nell’altro, ci farà da guida, se abbiamo voglia di “ascoltare”.
Rapidità dei risultati
Da alcuni sento dire: “approccio gentile sì, ma ci vuole più tempo”. Non è vero e volevo dimostrarlo: forza e violenza danneggiano il cane, rallentano i risultati e complicano le cose. Se non ti limiti semplicemente a premiare il cane quando fa la cosa giusta, ma vai a fondo e sai come lavorare con emozioni, aspettative, convinzioni, bisogni motivazioni, capacità, allora i risultati sono maggiori, più rapidi e più duraturi nel tempo.
Risultati generativi
Non sono solo duraturi, sono generativi: cane e proprietario avranno intrapreso un cammino di scoperta che li porterà a migliorarsi a vicenda, nonostante tu non ci sia più. Ed ecco uno dei principi del mio metodo: arrivare a non esserci. Non creare una dipendenza, ma far sì che il cane e la sua famiglia sappiano un giorno camminare con le proprie gambe, in autonomia e continuare insieme ad evolvere. Così che un giorno li reincontri per caso, in un ufficio postale, e con gli occhi pieni di gioia ti dicono “Vedessi com’è cambiato ancora! Un altro cane, una meraviglia!”. PS: non va sempre così. I fallimenti, gli errori, il cercare di capire dove stai sbagliando, sono tutte cose che sono toccate anche a me. Ma dobbiamo sempre tendere a ciò che di meglio riusciamo a immaginare.
E addirittura parziali…
Duke può dare molto molto di più. Sebbene ciò che abbiamo visto nel video, a Marzia appare straordinario, in verità è probabile che non sia sufficiente a “cambiarle la vita”. Nella mia idea di lavoro ben fatto, Duke dovrà modificare le sue convinzioni a proposito degli altri cani, che non dovranno più, nel tempo apparigli come una minaccia. E dovrà sviluppare nuove competenze, sociali ad esempio, come una comunicazione migliore, emotive, cognitive, come una maggiore flessibilità mentale. Vorrei per lui anche una maggiore gamma di comportamenti disponibili in presenza di altri cani: invece di abbaiare, si possono usare segnali calmanti (speciali segnali che servono a prevenire o mitigare l’intensità dei conflitti e che hanno l’effetto di calmare se stessi e gli altri), si può evitare il conflitto, conoscere l’altro, ecc. E vorrei anche una maggiore capacità di scelta da parte di Duke su quale sia il comportamento più adeguato alla situazione. Mi sono quindi raccomandato che Duke continuasse con un percorso, insieme a un esperto.
Ogni cane è un individuo unico e irripetibile
Qui hai visto Duke. E certo molti cani potranno beneficiare della stessa procedura. Ma… C’è un ma enorme: potrebbe anche non essere così. Quindi non ti aspettare che basti ripetere tutto col tuo cane e tutto andrà a meraviglia. Può darsi. Ma può anche darsi di no. Spesso abbiamo l’idea di dover adattare il caso alle nostre idee preconcette di “cosa bisogna fare in questi casi”. Grosso errore! Sono le nostre idee che devono adattarsi. Siamo noi che dobbiamo adattarci. Ogni cane è diverso e quindi altri cani necessiteranno di tempi, modalità e tecniche diverse. A volte noi professionisti ci ostiniamo a studiare i “protocolli”: cosa fare con un cane aggressivo, cosa fare con un cane pauroso ecc. Ma la differenza sostanziale non è nei protocolli, è nella persona. La persona crea la relazione. Ma vi dirò di più:
Non solo ogni cane è unico e irripetibile, ma ogni istante con un cane è unico e irripetibile.
Ogni istante! In ogni istante il cane fa qualcosa in risposta a ciò che noi facciamo in risposta a ciò che lui fa. Direzione dello sguardo, inclinazione della testa, espressione del volto, distanza, flessione degli arti, respirazione, rapidità dei movimenti, traiettorie, sono alcuni degli elementi del flusso.
Le basi del metodo
Visione generale
Il cane è un’entità cognitiva complessa. Ha una ricca vita emozionale, sociale e affettiva. Ha aspettative, sentimenti, bisogni, motivazioni profonde. Non è una macchina che risponde a comandi, né un militare sottomesso in gerarchia, né un bambino indifeso da mettere sotto una campana di vetro. Ha potenzialità incredibili e il nostro compito è quello di portarle alla luce.
La pettorina
Qui ho usato quella ad H, agganciata davanti:
- È più delicato, ma consente di avere più forza rispetto al collare, anche quello a strangolo (che personalmente non uso più da quindici anni)
- Consente di avere più forza rispetto alla pettorina agganciata normalmente
L’aggancio davanti è provvisorio
Questa è una fase di transizione. Lo si usa così fin tanto che il cane non cambi la convinzione: “se tiro riesco ad andare dove voglio”, in “per quanto io tiri non riesco ad ottenere nulla, Marzia rimane lì dov’è, e allora è inutile che mi sforzi tanto”. Unita al cambio di convinzione: “gli altri cani non sono una minaccia”. In genere ci vogliono poche settimane per questo passaggio. C’è chi mi chiede: perché questo passaggio? Non posso continuare a usare la pettorina agganciata davanti? Lo sconsiglio perché se la pettorina è agganciata dietro, sulla schiena, la trazione favorisce una migliore reazione della colonna. È ancor più salutare.
No bocconcini, no palline, no strattoni, no collare a strangolo
Non ho usato cibo in questo lavoro. Ho voluto dimostrare come il cibo non sia fondamentale e come si possa lavorare senza bocconcini, senza pallina, senza strattoni, senza collare. Pettorina e guinzaglio lungo sono gli unici strumenti, uniti alla connessione emotiva. Lavoro anche con i cani completamente liberi. Per esempio nelle Classi di Socializzazione. Con questo non voglio demonizzare il bocconcino, che anzi può essere un’opzione intelligente. Ma dovrebbe essere usato “per oliare le ruote, non per spingere il carro”. Il cibo è un’opzione, non una necessità. Ma di certo un educatore cinofilo deve imparare ad usarlo, pena l’avere uno strumento in meno nella propria “tool box” ed è per questo che ne insegno l’utilizzo nella mia Scuola.
Entrare in contatto con le emozioni
Le tue, quelle del cane, quelle di chi vi è attorno. Questo consente la connessione emotiva. La quale ti farà “sentire” cosa prova il cane e ti farà fare le scelte giuste.
Empatia è sentirsi sentiti.
– Daniel J. Siegel
Anche il cane ha necessità di mettersi a contatto con le proprie emozioni
Dobbiamo abilmente costruire una situazione nella quale il cane si trovi a contatto con emozioni che possa gestire. La situazione deve essere adeguata alle sue capacità. Deve esserci una certa sfida, ma non così grande da non poter essere superata. Le chiavi sono:
- la distanza dall’altro cane
- la tua posizione: ti poni dietro i cane, tra lui e l’altro, al suo fianco, guardi verso di lui o verso l’altro cane? Non c’è una posizione giusta, dipende da ciò che accade in quel momento
- il tuo modo di muoverti: sii sincrono, devi rispondere con movimenti che abbiano lo stesso tempismo del tuo cane
L’obiettivo è ottenere che il cane abbia le solite emozioni negative, ma di piccola o media intensità, così che riesca a gestirle, riconoscerle e produrre alternative, da solo.
È dal cane stesso che comincia il cambiamento: quel “da solo” è importantissimo!
Non siamo noi che diciamo al cane ciò che deve fare. Non gli diciamo di curvare, stare zitto, sedersi, guardarci. Non gli diciamo “no”. È lui che genera la risposta più adeguata alla situazione. La sceglie lui. Se si è connessi, se lo si mette in una situazione adeguata alle sue capacità, sarà la risposta giusta. Potrà annusare per terra, girarsi, sospirare, guardare noi e o rilassarsi. Se la risposta è ancora minacciosa o aggressiva, allora abbiamo sbagliato con i parametri di cui al paragrafo precedente. Seguendo questo principio saremo passati dall’obbedienza al cane “libero”, che si comporta adeguatamente in ogni situazione senza un umano che gli dica sempre quello che deve fare. Seduto! Terra! Resta! Piede! Fermo!… Queste cose vanno bene nello sport e nella vita di tutti i giorni solo se ce n’è necessità. Se siamo costretti a dire costantemente al cane quello che deve fare, a parer mio, abbiamo sbagliato qualcosa nella sua educazione, anche se l’addestramento risulta perfetto.
Non giudicare
Buono o cattivo? Il cane non è né buono, né cattivo. I suoi comportamenti hanno origine all’interno, a partire da motivazioni, sentimenti, aspettative, bisogni. Per esempio dal bisogno di proteggersi, dall’idea che l’altro cane sia una minaccia, un pericolo per sé stesso o per la sua famiglia. Dire questo cane è buono, questo cane è cattivo ha due conseguenze:
- riduce la questione a qualcosa di superficiale e impedisce di andare guardare a fondo, con la conseguenza di non risolvere un bel nulla, per poi ritrovarsi a dire: “le ho provate tutte”
- genera reazioni disfunzionali nel proprietario: il cane è buono? “Non c’è nulla da correggere, è normale, povero!”. Il cane è cattivo? Perdi la pazienza più facilmente perché “se lo merita”, strattoni, punisci, crei tensioni e conflitti, ti irrigidisci e lo irrigidisci sulle sue posizioni, amplificando e coltivando le sue emozioni negative (e le tue)
Oltre le apparenze
Ogni cane agisce al meglio che può secondo la propria mappa del mondo. Mappa del mondo è l’insieme di convinzioni, l’interpretazione di ciò che accade, capacità sociali ed emotive, bisogni. Tutto questo, insieme, forma la “prospettiva” di quel singolo, unico e irripetibile individuo pensante che è il cane. In sostanza se il cane si comporta in quel modo invece di premiare o punire, puoi indagare su altri elementi.
Dietro ogni comportamento problematico c’è sempre il tentativo di soddisfare un bisogno, scova quel bisogno!