La Regola d’Oro della Comunicazione col Cane

Perché a volte la comunicazione col cane non funziona? C’è come una discrepanza fra quello che vogliamo comunicare e ciò che il cane comprende di quello che gli “diciamo”. Come rimediare? Usi una voce gentile, ti abbassi, cerchi di essere amichevole, ma il cane in tutta risposta si nasconde dietro le gambe del suo compagno umano o, …

Leggi tutto

Video: Mente e Comportamento del Cane – I 6 Livelli di Apprendimento

I livelli di apprendimento sono una sorta di “mappa” per orientarci nel vasto territorio rappresentato dalla mente del cane

Uno può decidere per un approccio comportamentista, analitico, in cui ogni comportamento è separato dagli altri. Personalmente preferisco un approccio cognitivo, sistemico, in cui è l’insieme nel suo complesso che si sviluppa e si rimodella.

Quante volte ci è capitato di interrogarci sulla mente e sul comportamento del cane? Come facciamo a intervenire su comportamenti indesiderati? Ma soprattutto: da dove originano? È possibile che gli servano per preservare la sua salute? E in tal caso come posso arrivare alle cause e cambiare il comportamento del cane preservando o addirittura aumentando la sua vitalità, felicità e benessere?

Ciò che spiego in questo video (la rappresentazione in “livelli di apprendimento” o di “pensiero” o di “cambiamento”) non è la teorizzazione definitiva di come funziona la mente, ma una sorta di “mappa” per orientarsi nel vasto territorio da essa rappresentato. Una mente che percepisce, elabora, interpreta, impara, cambia, regola le emozioni e si relaziona socialmente, e che non è più rappresentabile come una macchina per associazioni lineari.

Ci si può servire dei livelli di apprendimento per comprendere la complessità della mente e del comportamento del cane, capire perché si comporta come si comporta ed elaborare progetti educativi, di training verso utilità e sport e in ambito rieducativo e psicoterapeutico.

Origini del modello

I “livelli logici” non erano mai stati applicati prima alla psicologia del cane. Mi resi conto che sarebbero stati utili anche in questo ambito nel 2003, studiando un particolare lavoro svolto in campo umano. Essi devono la loro origine alla “teoria dei tipi logici” di Bertrand Russell (Whitehead A., Russel B., Principia Mathematica, 3 vols., 2nd ed., Cambridge, Cambridge University Press, 1910-13). Il lavoro di Russell è stato poi ripreso da Gregory Bateson, che a partire da essi ha elaborato l’idea di “categorie logiche dell’apprendimento” (Gregory Bateson, Verso un’ecologia della mente, Adelphi, Milano 1976), riferito anche all’apprendimento negli animali. Successivamente Robert Dilts ne ha rielaborato il costrutto e delineato il modello dei “livelli logici” (Robert Dilts, Tim Hallbom, Suzy Smith, Convinzioni, Astrolabio, Roma 1998; Robert Dilts, Livelli di pensiero, Alessio Roberti Editore, Urgnano 2003).

Differenze col modello originario

Traslando il modello dal campo umano a quello canino, vi ho apportato delle modifiche in funzione della sua utilità. Ogni errore sulla descrizione del modello, delle sue caratteristiche e funzioni è da imputare al sottoscritto. Per chiarezza mostro in questa tabella una comparazione dei nomi attribuiti a ogni livello, rimandando una trattazione completa dell’argomento a un’altra sede.

Dilts

  • Ambiente
  • Comportamento
  • Capacità
  • Convinzioni e Valori
  • Identità
  • Spirito

Vaira

  • Ambiente (o Percezione)
  • Comportamento
  • Capacità
  • Motivazioni
  • Identità
  • Relazioni (o Interdipendenza)

Interdipendenza e gerarchia dei livelli

I livelli sono interdipendenti fra loro, si influenzano a vicenda e ogni attività che il cane dovesse svolgere li comprenderà tutti. Quello che possiamo fare è porre il nostro focus su un particolare livello per strutturare un’attività con l’intento preciso di coinvolgere proprio quel livello. Dobbiamo tenere presente però, che mentre i primi livelli ( a partire dall’ambiente) si limitano a influenzare quelli successivi, questi ultimi (a partire da quello delle relazioni) organizzano e guidano l’attività di quelli a scendere.

Il primo livello: l’ambiente

Il primo livello si riferisce al dove e quando. È il livello più superficiale, della percezione e degli organi di senso, le nostre porte verso il mondo esterno. Le domande da porci sono: come percepisce il cane l’ambiente che lo circonda? Cosa sta accadendo attorno a lui? C’è un qualcuno che si avvicina? Una pallina lanciata? L’odore di una traccia? Quanto è confortevole il luogo in cui riposa? Quanto rumore fa il traffico nel tragitto della passeggiata mattutina?

Per agire su questo livello, modifichiamo gli elementi ambientali, materiali, i quali a loro volta influiranno sullo stato mentale del cane e quindi sul suo comportamento. Su questo livello non vi è alcun apprendimento: si tratta piuttosto di “gestire” la situazione. Per esempio evitiamo di andare nel punto del parco dove spuntano i conigli che il nostro cane adora inseguire. Abbassiamo le tapparelle e alziamo il volume della TV se fuori ci sono i botti per attutirne il rumore. Oppure, se vediamo sopraggiungere un altro cane, facciamo una deviazione per tenere il nostro a debita distanza. Il cane starà meglio, ma il suo comportamento verso queste difficoltà non muterà al ripetersi di queste esperienze.

Secondo livello: il comportamento

Il secondo livello si riferisce al cosa: cosa fa il cane? Quale comportamento mette in atto? Come si muove? Qual è la sua postura? Abbaia, uggiola, ringhia o è in silenzio? Si muove veloce o lento? Che tipo di sguardo ha? Come reagisce? Quali azioni intraprende?

Agire su questo livello significa insegnare al cane nuovi comportamenti mediante associazioni fra stimoli ambientali e rinforzi. Dall’interazione fra ambiente e comportamento nascono le teorie comportamentiste e i metodi gentili, che contrappongono a una relazione basata sul concetto di dominanza, il rinforzo positivo e i condizionamenti.

Mentre siamo occupati a gratificare il nostro cane con una carezza perché è tornato da noi quando lo abbiamo chiamato però, non dobbiamo dimenticare che in realtà nella sua mente accade molto di più che un processo meccanicistico lineare del tipo vieni-premio. Quel “molto di più” è ciò di cui si occupano i livelli successivi. A partire da essi possiamo delineare una nuova metodologia per l’apprendimento del cane.

Terzo livello: le capacità

La domanda di base è come. Qui lavoriamo sulle abilità necessarie per svolgere un compito. Tutti i cani sanno girare la testa, ma come bisogna farlo perché questo risulti una comunicazione verso gli altri? Le capacità sostengono i comportamenti. Anch’esse si possono imparare. Si tratta di memoria, attenzione, concentrazione, capacità di problem solving, autocontrollo, flessibilità mentale, saper comunicare, fornire o richiedere cure, raccogliere informazioni, orientarsi nello spazio e via dicendo.

Un approfodimento di questo livello puoi trovarlo nell’articolo “Le 3 aree di competenza del cane”.

Quarto livello: le motivazioni

Le motivazioni orientano le azioni del cane nel mondo. Ci dicono perché il cane si comporta come si comporta. Quando passiamo a questo livello facciamo un vero salto nel profondo. Indaghiamo come il cane interpreta ciò che gli accade: convinzioni. Individuiamo ciò che per lui è importante, ciò che ha valore. E infine quali bisogni cerca di soddisfare comportandosi in un certo modo.

In questo stadio sono in gioco le esperienze vissute e il bagaglio genetico (razze diverse tendono ad avere motivazioni differenti). Per esempio una persona che si avvicina può rappresentare per un cane un piacevole contatto sociale e per un altro una minaccia. Se cambiamo le “convinzioni” del soggetto, il significato che attribuirà all’evento cambierà e di conseguenza cambierà anche il suo comportamento.

Quinto livello: l’identità

Il livello dell’indentità riguarda il chi. Chi è il cane con cui ci stiamo relazionando? Qual è il suo profilo caratteriale? Quali i tratti dominanti della sua personalità? È un cane “curioso”? “Aggressivo”? “Timido”? Questi tratti si modificano nel tempo e la personalità non è immutabile. Quante volte mi sono sentito dire “è un altro cane!” da proprietari sorridenti e appagati dalla nuova vita che accomuna loro a un cane più sano e felice! Ciò che loro intendono non è un cambiamento totale, ma un cambiamento in cui il cane abbiamo potuto portare alla luce il suo pieno potenziale. Si può decidere di passare il tempo a combattere contro la malattia, l’inadeguatezza, il problema comportamentale, facendo della mente dela cane un campo di battaglia. Oppure di attivare le sue risorse affinché portino il cane possa sfruttare la sua innata spinta verso la salute e benessere fisico e psicologico.

Sesto livello: le relazioni (o interdipendenza)

Questo livello è ciò che va oltre l’individuo. Gregory Bateson lo definiva “modello che connette”. Il cane ha una mente relazionale, ovvero che si struttura a partire dalle relazioni sociali, dalla connessione con gli altri, esattamente come è per noi esseri umani. La personalità del tuo amico a quattro zampe non è predeterminata genetica mente e comincia a strutturarsi già quando è un feto, a seconda del comportamento, stato mentale e biochimica della mamma. Continua con il legame d’attaccamento materno e poi con le altre figure di riferimento per il resto della sua vita. Le nostre aspettative su di lui tendono a generare un certo livello di autostima (convinzioni che lui ha di sé e delle sue capacità). Tutte le esperienze sociali che farà nell’arco della sua vita influenzeranno la costruzione della sua identità, abilità e il senso del suo posto nel mondo.

Il Dog Dynamic Learning – DDL

Ho chiamato Dog Dynamic Learning (DDL) l’insieme dei modi escogitati per lavorare su ognuno dei livelli. L’“apprendimento dinamico del cane” consiste nei cambiamenti che hanno luogo su ognuno dei livelli, spesso in parallelo. Il cervello del cane procede via via a integrare le trasformazioni avvenute in ogni area, rendendole parte di un unico sistema sano e funzionale. Tutto ciò si manifesta dinamicamente, per cui, ispirandomi al lavoro Robert Dilts, ho scelto il nome Dog Dinamyc Learning.

Questo modello può aiutarci a distingurere tra approccio comportamentista, di impostazione analitica, in cui ogni apprendimento è separato dagli altri, e approccio cognitivo, di impostazione sistemica, in cui è l’insieme nel suo complesso che si sviluppa e si rimodella.

Uno schema riassuntivo

Ecco uno schema che descrive i sei livelli del modello. Ho indicato “stimolo” e “risposta” laddove sono storicamente posti dal comportamentismo: fuori dalla “black box”. Ambiente e comportamento indicano in questa teoria gli input e gli output. All’interno invece possiamo finalmente indagare la mente grazie alle scienze cognitive. Data la complessità della mente il modello dei livelli di apprendimento può aiutarci a orientare le nostre scelte nell’educazione, nell’addestramento allo sport, protezione civile, pet therapy ecc., e nella riabilitazione comportamentale.

schema dei livelli di apprendimento del cane - vaira

Video: Cosa Fare Quando un Cane Fa Pipì in Casa

Troverete il video interessante per diversi aspetti. In questo articolo cominciamo con un approfondimento su cosa fare quando un cane fa pipì in casa

Regia: Christian Moggi

Detesto quando i cuccioli vengono lasciati da soli in cucina durante la notte e poi li si punisce per aver fatto pipì, come se fosse un dispetto. Non è un dispetto. È la norma!

Quando un cane fa pipì in casa se la rischia. C’è chi lo punisce, chi gli mette il muso nella pipì perché capisca che non deve mai più farlo, chi lo minaccia col giornale. Questo purtroppo complica le cose, come vedremo. C’è anche chi preferisce premiarlo quando la fa all’aperto, ma anche qui sembra che i progressi non siano così rapidi ed è qui che la famiglia comincia a chiedersi dove sbaglia, cambia strategia repentinamente non sapendo cosa fare, giacché i consigli di amici, veterinari e vicini di casa sono diversi e spesso in contrapposizione fra loro. Cosa possiamo fare quindi? E cosa invece non bisogna assolutamente fare? Qual è il metodo più efficace?

muso nella pipì

Mettere il muso nella pipì? Basta!

Vedi la pipì sul pavimento e trascini il cane sul posto per punirlo? Il cane non capirà che ha sbagliato prima, ma che quella roba lì per terra provoca guai. Il risultato è che avrà un’aria mesta mesta al tuo rientro in casa se ha fatto pipì, perché per lui pipì per terra = punizione. Ma non avrà capito che non deve farla e lo dimostra il fatto che la fa ancora.

Non è un dispetto!

Essenziale comprenderlo. Ne va della buona riuscita del nostro programma di educazione a fare pipì fuori. I cani non fanno pipì in casa per dispetto, ma perché non riescono a trattenersi o non hanno ancora capito o, in casi particolari, per disturbi organici o psicologici. A noi l’intelligenza di capire, prima di tentare di farci capire!

Quando non riescono a trattenersi

Alcuni cani non vorrebbero fare i bisogni in casa, ma non riescono a trattenersi. I cuccioli a volte hanno già imparato a fare la pipì all’aperto, ma non riescono a trattenersi, hanno la vescica piena. Il cucciolo è in fase di rapido accrescimento e perché le proteine formino muscoli e tessuti hanno necessità di legarsi a molecole di acqua. È necessario quindi che il cucciolo beva tanto e di conseguenza faccia anche tanta pipì, anche dieci volte al giorno. Il nostro compito è che esca a sufficienza, non quello di punirlo quando la fa in casa, che anzi aumenterebbe lo stress del cane e per questo urinerebbe più frequentemente.

Quando lo porti a casa appena adottato

Forse non ci facciamo caso, ma staccare un cucciolo da mamma e fratelli non è cosa a lui gradita. Il conforto dato dal calore della mamma e l’odore del gruppo è necessario per uno sviluppo sano. È normale che il cucciolo piangerà se da solo, perché sarà a disagio e per questo si stresserà e sarà più facile che faccia pipì in casa. Detesto quando i cuccioli vengono lasciati da soli in cucina durante la notte e poi li si punisce per aver fatto pipì, come se fosse un dispetto. Non è un dispetto. È la norma. È normale che facciano pipì. Per stress o perché ha la vescica piena ed è sbagliato punirlo per questo. Non dovrebbero mai essere puniti per questo.

cane fa pipì sul pratoLa regola numero 1 per insegnare al cane a far pipì fuori casa

La regola numero 1 è: deve esserci una forte sproporzione a favore del numero delle pipì che fa fuori rispetto a quelle che fa in casa, per un periodo che va dai 30 ai 60 giorni. Per via di un apprendimento di tipo associativo il cucciolo avrà pian piano la necessità di avere gli odori che ci sono all’aperto per riuscire a fare pipì, ovvero si tratterrà in casa, proprio non riuscirà a farla e segnalerà che ha bisogno di uscire. Quando sento i miei cani lamentarsi di notte, so che stanno male e devono uscire. Lo chiedono a gran voce, non si trovano più a fare i bisogni in casa, così li posso portar fuori, tenere pulita la casa e farli felici, godendoci il fresco e il silenzio della notte.

Per riuscire a osservare la regola numero 1, seguite le indicazioni espresse nel video, come tenere sott’occhio il cane e portarlo fuori appena si notano i segnali che sta per fare i bisogni.

Questo è il processo di apprendimento che conta di più. Fatto questo non c’è nemmeno bisogno di premiarlo quando la fa nel posto giusto.

Premiare quando la fa nel posto giusto? Non è necessario, tranne quando…

Possiamo ulteriormente aiutare il cane a capire dove è corretto fare pipì premiandolo appena ha finito di farla nel posto giusto. Questo non è indispensabile, ma diventa necessario quando il cane è rimasto spaventato per le punizioni ricevute in casa. Questo lo porta a evitare di fare la pipì in presenza del proprietario, ovvero lo porti fuori in passeggiata e la trattiene. Poi rientra a casa, si nasconde alla tua vista e la fa. Qui sarà bene sospendere le punizioni e cominciare a premiarlo quando la fa all’aperto.

Cosa faccio se lo becco sul posto?

Digli che non va. E appena si blocca, portalo nel luogo giusto e premialo. Così da comunicargli “non ce l’ho con te o con l’azione, ma col luogo in cui la fai; solo quello è sbagliato”. Per inibirlo puoi buttare per terra un libro, fare rumore. L’importante è che il suono sia commisurato alla sola interruzione del comportamento. Se forzi di più la mano perché sei arrabbiato, comprometterai il programma e fari un gran macello: non vorrà farla in tua presenza. Non stai dicendo al cane che lui è sbagliato, ma che in quel luogo non va bene. Puoi anche usare una vocalizzo breve e incisivo, come “Ah! Ah!”, oppure “Beh!”. Questi suoni brevi e forti arrestano il comportamento. Ai miei clienti chiedo di non usare il “no” poiché ho notato che l’effetto è: “È un ordine! Se trasgredisci le prendi sul serio perché mi disobbedisci”. E questo è controproducente che accada, perché rovina la relazione e l’apprendimento, stressando il cane e causando ancor più pipì.

Quando il problema non è l’educazione

Faccio questo lavoro da diciotto anni e ho aiutato moltissimi cani. Per la maggior parte di loro si tratta solo di cattive abitudini, soprattutto quando sono cuccioli. Altre volte si tratta di problemi di altra natura. E allora, prima di andare avanti…

Se provi i metodi qui descritti e non funzionano, potrebbe essere che la causa delle pipì in casa sia ascrivibile a:

  • iperattività
  • disturbi sociali
  • stress
  • frustrazione dei bisogni fondamentali
  • potofilia
  • disturbi dell’umore
  • ansia da separazione
  • iperattaccamento secondario
  • patologie organiche di varia natura

Un professionista, attraverso un’indagine accurata, come quantità dell’urina, luogo in cui è situata, frequenza e altri fattori è in grado di identificare la causa precisa e quindi di affrontare il problema nel migliore dei modi. In questi casi il cane non imparerà a non fare i bisogni in casa con i metodi descritti nel video, ci vorrà altro. Quindi non datevi per vinti e contattate un bravo istruttore cinofilo o un bravo veterinario.

Cosa c’è Dietro l’Uso delle Pettorine per Cani?

Oltre lo strumento: osserviamo i motivi che stanno guidando il passaggio dai collari alle pettorine per cani (e al guinzaglio lungo). (Foto di Massimiliano Faticoni) La questione davvero importante non è lo strumento, ma ciò che permette di ottenere. Sempre più le discussioni che ruotano attorno alla questione collare vs pettorina. Qui vorrei affrontare la questione …

Leggi tutto

10 Importanti Articoli per Cani

Ecco i miei suggerimenti sugli articoli per cani sensati, funzionali e che durino nel tempo

“Dove trovo il guinzaglio lungo? Dove trovo la pettorina come quella che usi tu? Cos’altro può servire al mio cane?”. Con la pubblicazione del mio libro e i programmi televisivi, mi sono state poste queste domande tante tante volte. Ho pensato che un video e un risposta sul blog fossero la cosa migliore, oltre che più esauriente, rispetto a un tweet, un commento o una mail.

Insomma, dato che un po’ di soldini per i nostri amici pelosi li spendiamo, tanto vale non buttarli dalla finestra ma spenderli bene. E in diciotto anni di lavoro, di soldi buttati via in cose che per i nostri amici a 4 zampe sono inutili o addirittura dannose, ne ho visti spendere tanti. Quindi eccovi la mia personale selezione.

Una mia personale selezione

Ciò che serve a un cane non si esaurisce qui. Prendete questa guida come qualcosa di essenziale e suscettibile di modifiche nel tempo e da adattare al proprio unico e irripetibile cane.

Ho selezionato gli articoli che uso quotidianamente con i miei stessi cani e con i cani delle famiglie che aiuto. Nonché gli articoli che svariate centinaia di educatori che seguono l’approccio cognitivo-relazionale sono soliti consigliare (qui i referenti ThinkDog).

I criteri che usiamo sono:

  • gentilezza (una pettorina è tanto più gentile di un collare, soprattutto se a strangolo)
  • sicurezza
  • funzionalità
  • durata nel tempo

Ma dove lo prendo? Nei negozi non si trova!

Quando la gente mi vede usare il guinzaglio lungo, mi dice anche: ma dove lo prendo? Nei negozi non si trova!

Alcuni di questi articoli si trovano nei comuni negozi per animali, altri no. Dopo anni di richieste, mi sono adoperato recentemente per mettere a disposizione uno shop on-line, così che il reperimento di articoli particolari fosse più facile.

Una precisazione che mi sta a cuore

Mi prendo anche la briga si sottolineare una cosa che mi sta a cuore. Mi è dispiaciuto leggere in qualche commento che io parlerei dei miei metodi per poter poi vendere delle pettorine. In realtà è successo esattamente il contrario: uso e consiglio la pettorina dal 2003 e solo da pochi mesi ho messo a disposizione un luogo accessibile in cui poterle comperare. Insomma faccio quello che me conta davvero: aiutare cani e famiglie, in ogni modo possibile. E continuerò a farlo, anche se a qualcuno non piacerà, ma agirò secondo i miei principi, vedrò cani più felici e tanto basta.

Il kit presentato in questo video

1. Guinzaglio lungo

Lo uso sempre, anche in città. Con due mani si gestisce perfettamente, accorciandolo e allungandolo all’occorrenza. Chiunque lo provi nota una immediata risposta di calma e relax da parte del cane, che può annusare e comunicare molto meglio. Personalmente preferisco quello senza doppio moschettone, altri lo preferiranno invece proprio così. L’importante è dare però al cane la possibilità di esplorare a guinzaglio lungo l’ambiente ogni volta che è possibile.

2. Pettorina ad H

Con cinque punti di regolazione. Più comoda e confortevole del collare.

3. Giocattoli da riempire

Il kong è il giocattolo che io preferisco.

4. Palline

Meglio due, specie all’inizio: ne lancio una e quando il cane me la lascia, rinforzo col lancio della seconda.

5. Treccia

Quando fate tira e molla insegnate subito al cane a lasciare, sennò fate come quelli che per far lasciare il cane strattonano, tirano schiaffoni sulla testa o usano il collare con le punte o elettrico. Tutto questo non è affatto necessario se insegni subito il segnale “lascia”. Per “subito” intendo, prima che la sua eccitazione diventi così alta da rendere il “lascia” difficile. Non serve urlare, punire, né sgridare. Fa’ così: lui tira tu ti fermi mantenendo salda la treccia, appena accenna a mollare, gli dici bravo e lo premi, con un bocconcino o, meglio, con la treccia stessa. Se non ti riesce, fa una lezione con un Educatore Cinofilo ThinkDog.

6. Sacchetto per i bocconcini

Qual ora ti serva usarli, così non ti sporchi le tasche e li tiri fuori rapidamente. Come da video, occhio: si usi il cibo per oliare le ruote, non per spingere il carro!

7. Panno asciugacane

I cani hanno bisogno di uscire anche se piove! Portateli ugualmente a spasso e con questi “magici panni asciugacane” ne uscirete anche vittoriosi! 🙂

8. Ciotola

Quella richiudibile la porti sempre con te.

9. Copertina

Non rimproverare mai il cane dicendogli “vai a cuccia!”. Alla copertina associa invece sempre e solo emozioni positive. Sarà un “ancoraggio” calmante e quando la poggerai in auto, in albergo, in vacanza o casa di amici, il tuo cane si rilasserà più facilmente.

10. Trasportino

Può salvare la vita del tuo cane in viaggio. Puoi trasformare lo stare in trasportino in una tana confortevole, con l’aiuto dei tuo educatore cinofilo di fiducia.

Come Rieducare un Cane Aggressivo: il Caso di Duke

Boxer maschio, 7 anni, aggressivo con gli altri cani. In questo video ti mostro come funziona il mio metodo.

Ed eccoci qui, dopo cinque anni torno sul Corriere della Sera con 10 nuovi video gratuiti sull’educazione del cane.

Ci voleva. Tutto cambia ed io stesso ho subito un’evoluzione. Sentivo di dover approfondire alcuni temi e sottolineare altri aspetti di come funziona il mio modo di lavorare. Grazie ai “casi” inoltre è possibile comprendere più facilmente come “si pratica” il metodo.

Ed ecco il primo video… Con questo articolo intendo dare un quadro generale del lavoro svolto con Duke. È una sorta di approfondimento del metodo e di quanto si vede in video.

L’articolo non è cortissimo, ma è anche fra quelli più esaustivi, significativi e pieni di informazioni utili. Godetevelo. Se avete domande, postatele nei commenti e vi risponderò.

Qualche considerazione generale

Ho conosciuto Duke e Marzia pochi minuti prima di girare

Non li avevo mai visti prima. Desideravo mostrare qualcosa di genuino, reale, non “preconfezionato”. Volevo emergessero le reazioni e le reali difficoltà di Duke e Marzia. È certamente più difficile lavorare in questo modo (per non dire impossibile come qualcuno ha scritto sulla mia bacheca FB), ma tante volte mi capita di aiutare lì per lì della gente al parco o in corsi di gruppo, quando faccio dimostrazioni. L’ho anche fatto da Magalli a I Fatti Vostri, in uno studio televisivo e in diretta. Per cui è una cosa con la quale ormai mi sento a mio agio e so che avrebbe consentito far dire a tanti: “è possibile”, “si può fare”, “un cane può cambiare un comportamento così ostile, così radicato nel tempo, in poche decine di minuti”. Il cane certamente può, se non ci si riesce, allora avremo la possibilità di sviluppare noi stessi delle capacità che non ancora abbiamo. Il cane, in un modo o nell’altro, ci farà da guida, se abbiamo voglia di “ascoltare”.

Rapidità dei risultati

Da alcuni sento dire: “approccio gentile sì, ma ci vuole più tempo”. Non è vero e volevo dimostrarlo: forza e violenza danneggiano il cane, rallentano i risultati e complicano le cose. Se non ti limiti semplicemente a premiare il cane quando fa la cosa giusta, ma vai a fondo e sai come lavorare con emozioni, aspettative, convinzioni, bisogni motivazioni, capacità, allora i risultati sono maggiori, più rapidi e più duraturi nel tempo.

Risultati generativi

Non sono solo duraturi, sono generativi: cane e proprietario avranno intrapreso un cammino di scoperta che li porterà a migliorarsi a vicenda, nonostante tu non ci sia più. Ed ecco uno dei principi del mio metodo: arrivare a non esserci. Non creare una dipendenza, ma far sì che il cane e la sua famiglia sappiano un giorno camminare con le proprie gambe, in autonomia e continuare insieme ad evolvere. Così che un giorno li reincontri per caso, in un ufficio postale, e con gli occhi pieni di gioia ti dicono “Vedessi com’è cambiato ancora! Un altro cane, una meraviglia!”. PS: non va sempre così. I fallimenti, gli errori, il cercare di capire dove stai sbagliando, sono tutte cose che sono toccate anche a me. Ma dobbiamo sempre tendere a ciò che di meglio riusciamo a immaginare.

E addirittura parziali…

Duke può dare molto molto di più. Sebbene ciò che abbiamo visto nel video, a Marzia appare straordinario, in verità è probabile che non sia sufficiente a “cambiarle la vita”. Nella mia idea di lavoro ben fatto, Duke dovrà modificare le sue convinzioni a proposito degli altri cani, che non dovranno più, nel tempo apparigli come una minaccia. E dovrà sviluppare nuove competenze, sociali ad esempio, come una comunicazione migliore, emotive, cognitive, come una maggiore flessibilità mentale. Vorrei per lui anche una maggiore gamma di comportamenti disponibili in presenza di altri cani: invece di abbaiare, si possono usare segnali calmanti (speciali segnali che servono a prevenire o mitigare l’intensità dei conflitti e che hanno l’effetto di calmare se stessi e gli altri), si può evitare il conflitto, conoscere l’altro, ecc. E vorrei anche una maggiore capacità di scelta da parte di Duke su quale sia il comportamento più adeguato alla situazione. Mi sono quindi raccomandato che Duke continuasse con un percorso, insieme a un esperto.

Ogni cane è un individuo unico e irripetibile

Qui hai visto Duke. E certo molti cani potranno beneficiare della stessa procedura. Ma… C’è un ma enorme: potrebbe anche non essere così. Quindi non ti aspettare che basti ripetere tutto col tuo cane e tutto andrà a meraviglia. Può darsi. Ma può anche darsi di no. Spesso abbiamo l’idea di dover adattare il caso alle nostre idee preconcette di “cosa bisogna fare in questi casi”. Grosso errore! Sono le nostre idee che devono adattarsi. Siamo noi che dobbiamo adattarci. Ogni cane è diverso e quindi altri cani necessiteranno di tempi, modalità e tecniche diverse. A volte noi professionisti ci ostiniamo a studiare i “protocolli”: cosa fare con un cane aggressivo, cosa fare con un cane pauroso ecc. Ma la differenza sostanziale non è nei protocolli, è nella persona. La persona crea la relazione. Ma vi dirò di più:

Non solo ogni cane è unico e irripetibile, ma ogni istante con un cane è unico e irripetibile.

Ogni istante! In ogni istante il cane fa qualcosa in risposta a ciò che noi facciamo in risposta a ciò che lui fa. Direzione dello sguardo, inclinazione della testa, espressione del volto, distanza, flessione degli arti, respirazione, rapidità dei movimenti, traiettorie, sono alcuni degli elementi del flusso.

Le basi del metodo

Visione generale

Il cane è un’entità cognitiva complessa. Ha una ricca vita emozionale, sociale e affettiva. Ha aspettative, sentimenti, bisogni, motivazioni profonde. Non è una macchina che risponde a comandi, né un militare sottomesso in gerarchia, né un bambino indifeso da mettere sotto una campana di vetro. Ha potenzialità incredibili e il nostro compito è quello di portarle alla luce.

La pettorina

Qui ho usato quella ad H, agganciata davanti:

    • È più delicato, ma consente di avere più forza rispetto al collare, anche quello a strangolo (che personalmente non uso più da quindici anni)
  • Consente di avere più forza rispetto alla pettorina agganciata normalmente

L’aggancio davanti è provvisorio

Questa è una fase di transizione. Lo si usa così fin tanto che il cane non cambi la convinzione: “se tiro riesco ad andare dove voglio”, in “per quanto io tiri non riesco ad ottenere nulla, Marzia rimane lì dov’è, e allora è inutile che mi sforzi tanto”. Unita al cambio di convinzione: “gli altri cani non sono una minaccia”. In genere ci vogliono poche settimane per questo passaggio. C’è chi mi chiede: perché questo passaggio? Non posso continuare a usare la pettorina agganciata davanti? Lo sconsiglio perché se la pettorina è agganciata dietro, sulla schiena, la trazione favorisce una migliore reazione della colonna. È ancor più salutare.

No bocconcini, no palline, no strattoni, no collare a strangolo

Non ho usato cibo in questo lavoro. Ho voluto dimostrare come il cibo non sia fondamentale e come si possa lavorare senza bocconcini, senza pallina, senza strattoni, senza collare. Pettorina e guinzaglio lungo sono gli unici strumenti, uniti alla connessione emotiva. Lavoro anche con i cani completamente liberi. Per esempio nelle Classi di SocializzazioneCon questo non voglio demonizzare il bocconcino, che anzi può essere un’opzione intelligente. Ma dovrebbe essere usato “per oliare le ruote, non per spingere il carro”Il cibo è un’opzione, non una necessità. Ma di certo un educatore cinofilo deve imparare ad usarlo, pena l’avere uno strumento in meno nella propria “tool box” ed è per questo che ne insegno l’utilizzo nella mia Scuola

Entrare in contatto con le emozioni

Le tue, quelle del cane, quelle di chi vi è attorno. Questo consente la connessione emotiva. La quale ti farà “sentire” cosa prova il cane e ti farà fare le scelte giuste.

Empatia è sentirsi sentiti.

– Daniel J. Siegel

 

Anche il cane ha necessità di mettersi a contatto con le proprie emozioni

Dobbiamo abilmente costruire una situazione nella quale il cane si trovi a contatto con emozioni che possa gestire. La situazione deve essere adeguata alle sue capacità. Deve esserci una certa sfida, ma non così grande da non poter essere superata. Le chiavi sono:

  • la distanza dall’altro cane
  • la tua posizione: ti poni dietro i cane, tra lui e l’altro, al suo fianco, guardi verso di lui o verso l’altro cane? Non c’è una posizione giusta, dipende da ciò che accade in quel momento
  • il tuo modo di muoverti: sii sincrono, devi rispondere con movimenti che abbiano lo stesso tempismo del tuo cane

L’obiettivo è ottenere che il cane abbia le solite emozioni negative, ma di piccola o media intensità, così che riesca a gestirle, riconoscerle e produrre alternative, da solo.

È dal cane stesso che comincia il cambiamento: quel “da solo” è importantissimo!

Non siamo noi che diciamo al cane ciò che deve fare. Non gli diciamo di curvare, stare zitto, sedersi, guardarci. Non gli diciamo “no”. È lui che genera la risposta più adeguata alla situazione. La sceglie lui. Se si è connessi, se lo si mette in una situazione adeguata alle sue capacità, sarà la risposta giusta. Potrà annusare per terra, girarsi, sospirare, guardare noi e o rilassarsi. Se la risposta è ancora minacciosa o aggressiva, allora abbiamo sbagliato con i parametri di cui al paragrafo precedente. Seguendo questo principio saremo passati dall’obbedienza al cane “libero”, che si comporta adeguatamente in ogni situazione senza un umano che gli dica sempre quello che deve fare. Seduto! Terra! Resta! Piede! Fermo!… Queste cose vanno bene nello sport e nella vita di tutti i giorni solo se ce n’è necessità. Se siamo costretti a dire costantemente al cane quello che deve fare, a parer mio, abbiamo sbagliato qualcosa nella sua educazione, anche se l’addestramento risulta perfetto.

Non giudicare

Buono o cattivo? Il cane non è né buono, né cattivo. I suoi comportamenti hanno origine all’interno, a partire da motivazioni, sentimenti, aspettative, bisogni. Per esempio dal bisogno di proteggersi, dall’idea che l’altro cane sia una minaccia, un pericolo per sé stesso o per la sua famiglia. Dire questo cane è buono, questo cane è cattivo ha due conseguenze:

    • riduce la questione a qualcosa di superficiale e impedisce di andare guardare a fondo, con la conseguenza di non risolvere un bel nulla, per poi ritrovarsi a dire: “le ho provate tutte”
  • genera reazioni disfunzionali nel proprietario: il cane è buono? “Non c’è nulla da correggere, è normale, povero!”. Il cane è cattivo? Perdi la pazienza più facilmente perché “se lo merita”, strattoni, punisci, crei tensioni e conflitti, ti irrigidisci e lo irrigidisci sulle sue posizioni, amplificando e coltivando le sue emozioni negative (e le tue)

prospettiva oltre le apparenze

Oltre le apparenze

Ogni cane agisce al meglio che può secondo la propria mappa del mondo. Mappa del mondo è l’insieme di convinzioni, l’interpretazione di ciò che accade, capacità sociali ed emotive, bisogni. Tutto questo, insieme, forma la “prospettiva” di quel singolo, unico e irripetibile individuo pensante che è il cane. In sostanza se il cane si comporta in quel modo invece di premiare o punire, puoi indagare su altri elementi.

Dietro ogni comportamento problematico c’è sempre il tentativo di soddisfare un bisogno, scova quel bisogno! 

 

Il Negozio On-Line per Cani di ThinkDog è qui!

Da quanto tempo lo aspettavamo? Finalmente il negozio on-line per cani di ThinkDog è qui! In questi anni è maturata l’esigenza di avere un negozio on-line per cani che spedisse in tutta Italia gli articoli che mostro in TV, sui video girati in collaborazione col Corriere della Sera, che uso nei miei corsi e che …

Leggi tutto

È Giusto Tenere il Cane sul Divano o sul Letto?

È giusto tenere il nostro cane sul divano o sul letto? Quanto compromettiamo la sua educazione? Non si sentirà il capo branco? Mi è capitato tante volte. Una serata come un’altra, incontro una persona che mi riconosce, sa che di cosa mi occupo e si chiacchiera un po’. Mi mostra le foto del suo cane e …

Leggi tutto

50 Cose che Può Insegnarti il Tuo Cane

Tratte da esperienze di vita reali, 50 cose che i nostri cani possono insegnarci per vivere meglio Molti di noi dicono sempre che “il cane è un maestro”, “mi insegna un sacco di cose”. Chiunque sappia ascoltare riconosce molta verità in queste frasi. Io stesso rincaro la dose, nel mio libro, nei miei corsi (ammetto che quando …

Leggi tutto

Premiare il Cane è Cognitivo?

Premi, rinforzi, bocconcini e cognizione del cane Chi pensa che premiare il cane non sia cognitivo, non è ancora riuscito a cogliere quanto meravigliosa e sorprendente sia la mente del cane. È significativo considerare che la maggior parte degli studi sulla cognizione del cane, siano effettuati attraverso tecniche premianti. Il che in altre parole significa che …

Leggi tutto